Verso mezzodì Cesarino Pianelli, cassiere aggiunto, vide entrare nell’ufficio il cassiere Martini più pallido del solito, col viso stravolto, con un telegramma in mano.
“Ebbene?”, gli domandò, “che notizie mi dà?”
“Bisogna che io parta immediatamente. È moribonda!”, rispose il Martini, con un gruppo alla gola che gli mozzò le parole.
Povero diavolo! L’aveva sposata da poco più di un anno e dopo un anno di tribolazioni, e quasi di agonia continua, la poverina moriva consunta a Nervi, dove il medico l’aveva mandata a passare l’inverno.
“Vada, vada, Martini, resto io. Si faccia coraggio, vedrà. La gioventù si aiuta sempre”.
“Dovrei avvertire il commendatore, ma la corsa parte alle dodici e quarantacinque e non ho tempo. Gli scriverò appena potrò. Guardi, Pianelli, chiudo in questa cassa i valori principali e lascio a lei la chiave di quest’altra cassa. Vuole che gliene faccia la consegna? Saranno dieci o dodici mila lire in tutto”.
“Se lei si fida di me, per conto mio non ho bisogno di consegna”, soggiunse il cassiere aggiunto, tutto commosso e premuroso.
“Mi fa una carità. Tenga conto del movimento di cassa e basta”.
“Si fidi di me: vada, non perda tempo”, disse premurosamente il Pianelli, confrontando il suo orologio con quello elettrico del cortile.
Cesarino Pianelli è un uomo di mondo.
Sposato ad una donna bellissima, Beatrice, vive al di sopra dei propri mezzi.
Incurante dei debiti che si vanno accumulando, e voglioso di essere il centro del bel mondo milanese, il Pianelli non si fa scrupolo di lasciare insoluti i conti e di continuare a comprare: un gioiello, un vestito, un mobile.
Ha anche il vizio del gioco il bel Cesarino, da tutti chiamato Lord Cosmetico.
Arriva il momento però in cui pagare.
Stretto alla gola dai creditori, l’uomo decide di falsificare un conto nell’ufficio dove lavora.
Scoperto, ed incapace di saldare l’ammanco, il Pianelli decide di suicidarsi.
Lo scandalo è enorme perchè pochissimi sospettavano i suoi debiti.
Ignara di tutto è la bella moglie, abituata ad essere servita e riverita e a non avere un pensiero.
L’unico che aiuterà la famiglia devastata sarà il fratello di Cesarino, Demetrio.
Demetrio è un uomo assennato, parco nella vita e nei modi.
Ha un carattere un po’ burbero ma, dopo un inizio burrascoso, risolleverà le sorti della famiglia.
Demetrio Pianelli è un romanzo del 1890.
Un po’ prolisso, descrive molto bene la vita borghese di Milano.
I salotti, la gente che conta, le feste e le trame più o meno grandi intessute tra le persone.
Una società, quella descritta dal De Marchi, dove conta poco la sostanza e molto invece l’apparire.
Un mondo, quella Milano piovigginosa e malinconica, dove si festeggia a oltranza il carnevale e dove, dietro ad un educato interesse si cela invece il menefreghismo più totale.
Ci si aiuta, certo, ma solo per un tornaconto personale.
Alla fine, dei tanti amici che ruotavano intorno alla famiglia Pianelli prima del suicido di Cesarino, nessuno rimane.
Demetrio invece è un uomo a cui non interessano gli agi se questi significano dover mentire o fare debito e rovinarsi l’esistenza.
Dimostra a Beatrice che si può vivere dignitosamente pur non sperperando e che c’è un mondo, al di fuori dei bei salotti, che funziona anche senza cameriere e sartine.
Demetrio sacrificherà tutto per risanare la famiglia di Cesarino, annullandosi quasi nella sua missione.
Il mondo ama più le apparenze che la sostanza, e non c’è nulla che più offenda la gente incapace di bene quanto la vista del bene che fanno gli altri. Non potendo difendersi dal bene che ricevono, gli uomini cercano di non accorgersene o di dimenticare presto, fin che giunge opportuno il momento di vendicarsi con un piccolo trionfo d’ingratitudine.
L’amore non si accende come un pagliaio, e non c’è nulla che mandi più fumo di un fuoco mal fatto.
Dal romanzo la RAI trasse uno sceneggiato nel 1963 per la regia di Sandro Bolchi; tra i vari interpreti ricordiamo: Paolo Stoppa, Loretta Goggi e Ave Ninchi.
Demetrio Pianelli
Emilio De Marchi
Mondadori, 1994, €. 5,40
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