Priestdaddy. Mio papà, il sacerdote, Patricia Lockwood

Una famiglia non riconosce mai i propri idilli mentre li vive, mentre sono spiegati sulla tovaglia a scacchi bianchi e rossi, mentre il cestino del picnic è ancora aperto e prima che le formiche trovino lo zucchero, quando tutti sono ancora distesi sotto la luce del sole con i cuori estratti e suddivisi in dolci segmenti distinti, senza fare assolutamente niente per tutta la domenica. Li riconosce dopo, quando tutti se ne sono andati, o si sono trasferiti, o si sono distaccati. Sto raccontando proprio dell’idillio, ho cominciato in quella verde radura di tempo senza dargli modo di distaccarsi. Sto raccontando il momento in cui sono entrata in casa e loro erano lì, dove sono sempre stati, dove non saranno per sempre. Sto raccontando di quanto erano felici quando mi hanno vista, di come il sole è sorto nei loro visi, dell’arrivo di un nuovo giorno.

La recensione di Priestdaddy. Mio papà, il sacerdote di Patricia Lockwood

Come sarà avere un papà prete?
Lo sa bene Patricia, un po’ meno suo marito Jason, ateo e poco avvezzo al cattolicesimo.
Patricia e Jason, causa perdita del lavoro e troppe spese, sono costretti a tornare a vivere a Kansas City, nella canonica dove abitano i genitori di Patricia.
Il ritorno a casa farà riaffiorare in Patricia molti ricordi, non sempre piacevoli, e sarà l’occasione per tracciare un memoir della sua vita in una famiglia diversa da tutte le altre.

 

La mia opinione su Priestdaddy. Mio papà, il sacerdote di Patricia Lockwood

Quando si decide di raccontare la propria famiglia credo che ci si ponga un dilemma: raccontare tutto oppure romanzare?
Patricia Lockwood risolve la questione raccontando tutto ma filtrandolo attraverso una buona dose di umorismo e un tono spesso dissacrante.

Priestdaddy. Mio papà, il sacerdote è un memoir dove si ride poco e ci si sbalordisce molto.
Greg Lockwood è il gigante che domina la narrazione con una storia personale incredibile: da ministro Luterano a prete cattolico pur essendo sposato.
Il tono del romanzo è senza alcun dubbio leggero ma lo stile dell’autrice non sempre aiuta.
Patricia Lockwood scrive benissimo, ha un fiorire di idee, similitudini, contrasti spesso spiazzanti e meravigliosamente inventivi ma il testo purtroppo risulta poco empatico.

Di Priestdaddy ho apprezzato la qualità della scrittura dell’autrice anche se ho trovato il testo poco fluido e ho fatto fatica a seguire i voli narrativi presenti sulla pagina. Forse una maggiore aderenza alla realtà avrebbe reso il tutto più interessante.
Buona lettura.

Priestdaddy. Mio papà, il sacerdote
Patricia Lockwood
Mondadori, 2020, p. 310, €. 19,00

Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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