
“Pare che non sia facile definire la traduzione. Sul Vocabolario della lingua italiana edito da Treccani trovo “l’azione, l’operazione o l’attività di tradurre da una lingua a un’altra un testo scritto o anche orale”, definizione alquanto tutologica che non si rivela più perspicua se passo al lemma tradurre: “volgere in un’altra lingua, diversa da quella originaria, un testo scritto o orale”
La recensione di Dire quasi la stessa cosa, Umberto Eco
Dire quasi la stessa cosa, sottotitolato Esperienze di traduzione, è una raccolta di saggi di Umberto Eco sulla teoria della traduzione.
Inizia dal racconto dell’esperienza personale come traduttore, redattore o autore tradotto da altri.
Trae spunto dai suoi romanzi, dilungandosi forse un po’ troppo in discorsi filosofici ed esaltando troppo se stesso, diventando a volte un po’ noioso.
I racconti sono basati su seminari alle università di Toronto, Oxford e Bologna, sugli studi e sugli Esercizi di stile di Queneau e di Sylvie di Nerval.
E’ quasi un’autobiografia scientifica dell’autore che ha cercato di spiegare cosa significa tradurre, che è sempre qualcosa di molto soggettivo, non sempre preciso ed uguale.
Non elabora una teoria generale, ma crea problemi teorici partendo da esperienze pratiche. Un libro fatto di esempi, citazioni e confronti.
La questione sta nel titolo che è la risposta della domanda che Eco si pone su cosa significa tradurre. La traduzione non è altro che un processo di negoziazione che passa attraverso la traduzione di lingue diverse, ai testi di shakespear al traduttore automatico.
E’ il primo libro di Eco leggo e non nego che non lo trovo una lettura facile, ma anzi molto impegnata, non adatta a chi come me cerca una valvola di sfogo nella lettura.
Buona lettura.
Dire quasi la stessa cosa
Umberto Eco
Bompiani, 2003, p. 393, € 18,00
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