Home Eventi “Piccolo” narra la sua liberazione: Il racconto di Valeria di Robedamamma

“Piccolo” narra la sua liberazione: Il racconto di Valeria di Robedamamma

Come promesso nel post di lunedì vi proponiamo oggi il secondo esercizio creativo nato come costola del nostro adorato #zebukday.
Dopo la storia sul ritrovamento del Piccolo Principe di Federica MammaMoglieDonna, oggi è la volta di scoprire cosa ci ha regalato Valeria di Robedamamma.
La sua è una storia narrata da un protagonista speciale:
Eh già, perchè è proprio il nostro “Piccolo” a raccontarci la sua avventura!

Buona lettura!

 

Piccolo

Dove sono? È buio qui dentro e fa freddo. Mi si è congelata la quarta di copertina e sento le parole venirmi meno.
Ecco, finalmente un po’ di luce. Ma dove stiamo andando a quest’ora del mattino? Era un bel po’ che non mi portava a spasso. Di solito preferisce leggermi al calduccio nella nostra casa, accoccolata sul divano, con la piccola sulle ginocchia che tenta di girare le pagine con quelle dita paffutelle e i suoi occhioni grandi.

Piccolo Robedimamma copertina foto1Ora mi prende e inizia a sfogliarmi con l’aria sognante, lo so, lo fa sempre.
Cerca una frase, la scorre con gli occhi e poi compiaciuta mi stringe al petto come se fossi il suo tesoro più grande. Adoro quei momenti, sanno di casa. E di famiglia.
Che sia persa di me lo so da un pezzo.
Voglio dire, non per vantarmi, ma sono certo di essere il suo preferito.
Qualche tempo fa mi mise accanto un libro nuovo di zecca con ancora addosso l’odore di stampa.
Fiero, se ne stava lì convinto di essere entrato nelle sue grazie.

“Bello mio, ne devi fare di strada” – gli dissi, “non si compete con me che sto tra le sue mani, e nel suo cuore, fin da quand’era piccina”.

È dolce lei, sì. Magari  un po’ svampitella, ecco. Ma è buffa e ha l’animo sognatore. Proprio come me.
Mi liscia la copertina, mi annusa come se non conoscesse a memoria il mio odore, mi fissa.
E ad un tratto mi pare di scorgere un’ombra di malinconia nei suoi occhi.
E ora? Dove siamo? Colazione al bar? Questa mi mancava.


Ecco, finalmente si è decisa ad aprirmi.
Ehi, che fai? No ferma, no, così mi fai il solletico. Scrivi? Che scrivi?


Mi ha scritto! Ma che ti pare?
Lei che non si è mai sognata nemmeno di sottolinearmi a matita, mi ha scritto. A penna!
E ora che facciamo? Usciamo? Di nuovo?
Che ci facciamo in un parco a quest’ora di mattina?
Non c’è in giro anima viva, se escludiamo qualche corridore e quel barboncino con la sua padrona.
Bene siamo qui.
Seduti su una panchina. In silenzio.
Ho un freddo cane, nonostante lei continui a stringermi al petto.

“E va bene, Piccolo, facciamolo!” – dice tutto d’un tratto.
“Lo so che mi hai vista crescere. Che in un certo senso mi hai fatta crescere. Anche se in fondo è stato proprio grazie a te che ho conservato il mio animo bambino”.
Non la seguo.
“È che, vedi Piccolo, a te forse sembrerà strano, ma ci sono persone che non amano leggere”.

Ah no? Embeh?
“Non è che siano persone cattive, no, è solo che non conoscono la magia dei libri perché nessuno gliel’ha mai fatta conoscere. Dobbiamo farlo Piccolo, capisci, abbiamo il dovere di provarci!”.
Continuo a non capire. In più mi sta venendo un leggero senso di panico alla bocca dello stomaco, proprio qui, nel bel mezzo del capitolo XXI:

“Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica”.
“Bè, volevo dirti che ho scelto te perché so per certo che chiunque ti prenderà con sé non potrà far altro che amarti. Perché tu sei speciale, Piccolo, non scordarlo mai. E grazie. Davvero!”.

Mi bacia, mi appoggia sulla panchina. Mi riprende in mano.
Di nuovo mi abbraccia, mi annusa, mi bacia.
Mi dice ciao e grazie almeno un migliaio di volte.

Ma dove va?
Ehi amica dove vai senza di me?
Non mi lascerai mica qui, nel bel mezzo di un parco deserto, la mattina di San Valentino? Amica? Amicaaaa! Non andare…
Un puntino. Che si rimpicciolisce, ingrandisce e rimpicciolisce di nuovo. Titubante.
Poi sparisce sul serio.

Lui ha le mani quasi sempre sporche e un modo di esprimersi che a volte mi fa accapponare l’indice dei capitoli. Non ho la minima idea del perché mi abbia preso con sé.
Non credo avesse letto molti libri in vita sua prima di quel giorno al parco.
Quello che so per certo è che da allora siamo praticamente inseparabili. Ho viaggiato arrotolato nelle tasche dei suoi pantaloni, sono stato aperto nei posti più strambi e letto nei momenti più impensati del giorno e della notte.
Una volta l’ho visto persino con gli occhi lucidi, sospirare e passare il dito sopra alcune parole. Viviamo in un vecchio sottoscala. Le pagine mi si sono leggermente accartocciate per l’umidità e a volte ripenso alla mia vecchia amica.
Sì.
Ma poi lo osservo, con quello sguardo adulto, tornare di nuovo bambino. Perdersi, sinceramente stupito.

E allora capisco che lei aveva proprio ragione: in fondo ne valeva la pena.

 

L’autrice

Valeria, classe ‘77, è mamma di una marmocchia di quattro anni.
Dal cassetto, recentemente, ha estratto il suo sogno più grande: finire il suo primo romanzo.
Nel frattempo fa pratica sul blog Robedamamma in cui condivide la sua vita da mamma  e la sua passione per i bei libri.

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