
Al tempo delle spade, delle parrucche e delle mantelline a balze dai bordi ricamati, quando i gentiluomini portavano gale ai polsi e panciotti di seta e taffettà gallonati d’oro, viveva nella città di Gloucester un sarto. Dalla mattina alla sera sedeva a gambe incrociate su un tavolo accanto alla finestra di un negozietto in Westgate Street.
Il vecchio sarto deve completare una giacca ed un panciotto per il matrimonio del sindaco che avverrà la mattina di Natale.
Purtroppo a causa del freddo e del troppo lavoro il sarto si ammala senza poter terminare il lavoro.
Costretto a letto con l’unica compagnia del gatto Simpkin, l’uomo di dispera credendo che tutto sia perduto.
Non sa però che i topolini hanno deciso di aiutarlo e che completeranno il lavoro al suo posto facendogli trovare la mattina di Natale una giacca e un panciotto come mai se n’erano visti prima.
Il sarto di Gloucester era probabilmente la storia che Beatrix Potter preferiva.
La vicenda si basa su una storia accaduta davvero ad un sarto che, lasciato il lavoro incompiuto il venerdì, lo aveva poi trovato pronto il lunedì a parte un’asola per cui non c’era più filo.
Nella realtà il lavoro era stato completato dagli aiutanti del sarto.
Nella sua storia Beatrix Potter immagina che nella vigilia di Natale agli animali venga concesso di poter parlare e che siano dei topolini ad aiutare il sarto.
La storia è ricca di filastrocche e di meravigliose tavole illustrate e coniuga perfettamente la magia del Natale e la dolcezza dei piccoli animali nel tipico stile dell’autrice inglese.
Il sarto di Gloucester
Beatrix Potter
Sperling & Kupfer, 1993, p. 59
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