
“Fu allora che vissi l’effetto luna piena. L’avevo chiamato così. Mi sentivo come una grande luna che continua a crescere piano piano, notte dopo notte, per arrivare allo stadio completo, luminosissimo, in cui niente manca, niente è di troppo… Nella vita di tutte noi c’è una luna piena. Se soltanto sapessimo riconoscerla per godercela almeno un po’, per sentirci diafane e realizzate.”
(Dieci donne)
L’autore di questo mese di marzo è una donna, Marcela Serrano. Abbiamo letto diversi suoi libri, ve li abbiamo raccontati e ne abbiamo discusso insieme, perché non a tutte ha fatto il solito effetto. Il bello di leggere insieme è anche questo: condividere pareri, confrontare emozioni, trovare il bello e il brutto in ogni nuova lettura!
Scopriamo allora insieme chi è Marcela Serrano, per capire meglio il suo mondo, le sue donne, le sue storie.
Una donna è la storia delle sue azioni e dei suoi pensieri, di cellule e neuroni, di ferite e di entusiasmi, di amori e disamori. Una donna è inevitabilmente la storia del suo ventre, dei semi che vi si fecondarono, o che non furono fecondati, o che smisero di esserlo, e del momento, irripetibile, in cui si trasforma in una dea. Una donna è la storia di piccolezze, banalità, incombenze quotidiane, è la somma del non detto. Una donna è sempre la storia di molti uomini. Una donna è la storia del suo paese, della sua gente. Ed è la storia delle sue radici e della sua origine, di tutte le donne che furono nutrite da altre che le precedettero affinché lei potesse nascere: una donna è la storia del suo sangue.
(Antigua, vita mia)
La vita
Marcela Serrano è nata a Santiago del Cile nel 1951. Figlia di una romanziera, Elisa Pérez Walker, e di un saggista e ingegnere, Horacio Serrano, è la quarta di cinque sorelle.
Nel 1973, a causa del golpe militare, si trasferisce a Roma e nel 1977 rientra definitivamente in Cile, dove si iscrive alla facoltà di Belle Arti della Pontificia Università Cattolica del Cile, ottenendo il diploma in incisione nel 1983.
In seguito lavora in diversi ambiti delle arti visive, vincendo anche un premio del Museo delle Belle Arti per un lavoro sulle donne del sud del Cile, ma presto abbandona queste attività.
Sebbene cominci a scrivere molto presto, pubblica il suo primo romanzo, Noi che ci vogliamo così bene, nel 1991. Il romanzo è la rivelazione dell’anno e nel 1994 vince il Premio Sor Juana Inés de la Cruz e il Premio Feria del Libro de Guadalajara e nel 1996 il premio della casa editrice francese Coté des Femmes, come miglior romanzo ispanoamericano scritto da una donna.
Nel 1993 pubblica Para que no me olvides (Il tempo di Blanca), che ottiene il Premio Municipal de Literatura, a Santiago del Cile. Dopo molte riedizioni dei precedenti romanzi, pubblica nel 1999 il romanzo giallo Nostra signora della solitudine. Marcela Serrano è una delle figure più rinomate e significative della nuova narrativa del suo paese e dell’America Latina. Ha vissuto in Messico col marito, Luis Maira Aguirre, e le loro due figlie, Elisa e Margarita, poiché il marito è stato ambasciatore del Cile in Messico e Belize fino al 2003 e dal 2004 al 2010 ambasciatore in Argentina.
[fonte: Wikipedia.it]
Le opere
- Noi che ci vogliamo così bene, 1991
- Il tempo di Blanca, 1993
- Antigua, vita mia, 1995
- L’albergo delle donne tristi, 1997
- Nostra signora della solitudine, 1999
- Un mundo raro, 2000
- Quel che c’è nel mio cuore, 2001
- Arrivederci piccole donne, 2004
- I quaderni del pianto, 2007
- Dieci donne, 2011
- Adorata nemica mia, 2013
- Il giardino di Amelia, 2016
Credo che il mondo delle donne di Marcela meriti di essere conosciuto: in ognuna di esse si trova un po’ di noi, almeno una parte. È un mondo fatto di donne che si tramandano tradizioni, usi, emozioni, pregi e difetti e un grande, forte, possente Amore. È un mondo fatto di donne forti, che a volte non sanno di esserlo. Un mondo che serve – ad alcune – per capire che la propria forza va cercata dentro, in profondità.
Ai tempi di mia nonna non si buttava via niente.
Nemmeno l’esperienza.
Un bacio era una cosa rara nella vita di una persona e veniva custodito come un tesoro.
Il dolore si conservava gelosamente per non dimenticarlo.
E da quello si imparava.
Adesso calze, dolori e baci, consumiamo tutto, rompiamo tutto, ci disfiamo di tutto.
(Il tempo di Blanca)
Photo : elpais.com