L’ultima nassa non voleva salire, e Frans appoggiò il piede sul bordo della barca per fare forza. Sentì che la resistenza diminuiva, e sperò che non fosse danneggiata. Si sporse per vedere in che stato era, ma non fu la nassa a spuntare: una mano bianca ruppe la superficie agitata del mare e per un attimo sembrò indicare il cielo.
Al largo di Fjällbacka, nella nassa di un pescatore a caccia di aragoste rimane impigliato il corpo senza vita di una bambina. Nei suoi polmoni ci sono tracce d’acqua dolce e sapone: qualcuno l’ha annegata in una vasca da bagno prima di gettarla in mare.
«Asperger?» disse Martin. «Mi dispiace, non so cosa sia.»
«Già, non lo sa quasi nessuno» rispose Morgan. «È una forma di autismo, combinata a un’intelligenza medioalta. Io ho un quoziente alto. Molto alto» disse senza che dalle sue parole trapelasse alcun giudizio di valore. «Chi ha l’Asperger, come me, ha difficoltà a capire cose come le espressioni del viso, le similitudini, l’ironia, le intonazioni della voce. Questo crea problemi nell’interazione sociale.»
La recensione di Lo scalpellino, Camilla Lackberg
Terzo romanzo della serie dei delitti di Fjällbacka, Lo scalpellino inizia con una scena sconvolgente, che mi ha fatto partire forse un po’ frenata…
Sara, la piccola Sara, è stata uccisa, affogata forse in una vasca da bagno, e poi fatta sparire in mare.
La capacità di indagine psicologica di Camilla Lackberg è molto profonda, intreccia le colpe del passato agli effetti devastanti sul presente, tracciando il ritratto lacerante di una psiche femminile sfrenata, affascinante, e mostruosa.
Le donne che gravitano intorno al racconto, ma nel complesso tutti i personaggi, sono talmente ben delineati che pare di riconoscerli tra i vicini di casa. Le emozioni che provocano sono crude, tangibili, forti.
Sua madre le aveva insegnato che le persone non inseguivano altro che i propri interessi e le aveva inculcato che ognuno doveva rimboccarsi le maniche per ottenere qualcosa dalla vita.
Il mio parere su Lo scalpellino, Camilla Lackberg
È accaduto di nuovo, stessa sensazione: la storia principale che si dirama in altre storie parallele, ben curate e descritte, tanto che la lettura è avvincente ma sembra lenta, e si rischia di perdere il filo principale. Poi ad un tratto succede qualcosa e il ritmo aumenta d’improvviso fino a diventare incalzante.
Ammetto che per qualche pagina sono stata tentata dalla voglia di interrompere, ma ho ripensato a quello che era già accaduto e mi sono appellata ai diritti del lettore: ho saltato bruscamente una parte depressa romanzo e ho proseguito per vedere come buttava…
Beh, ha buttato bene e sono giunta al termine!
E dovreste farlo anche voi, perché fra le tante altre cose in questa storia, in questo intreccio di storie, si trova un messaggio bello, che sa di inclusione e di empatia – cosa che Patrick e Erica hanno sempre ampiamente dimostrato, ma qui forse di più.
Anche stavolta la storia parallela che si svolge nel passato è particolarmente impegnativa e porta a porsi mille domande, a scavare dentro, fino a quando…
Lo scalpellino
Camilla Lackberg
Marsilio, 2018, p. 572, €. 14,00