Scrittura e cucina hanno qualcosa in comune; da un numero finito di ingredienti o di lettere è possibile creare un numero infinito di ricette o di storie, perché infinite sono le combinazioni
Pochi libri mi hanno entusiasmato quanto La mia seconda vita tra zucchero e cannella, quindi vi avverto: questa recensione sarà assolutamente di parte! 🙂
La recensione di La mia seconda vita tra zucchero e cannella, Verena Lugert
“Una porta divide il mondo in due. Di qua il ristorante, tempio del piacere supremo e dell’eleganza in cui risuonano risate cristalline, battute pungenti e conversazioni fluide e dense come miele, interrotte qua e là dal tintinnio dei calici. Di là la cucina, l’universo parallelo in cui nei medesimi istanti il sangue scorre a fiumi perché qualcuno si è ferito, mentre altri piangono sommessamente con i nervi a pezzi, e altri ancora urlano, litigano, pestano i piedi, e – qualche volta – esultano.”
Un memoir-reportage sulle trincee delle cucine stellate, ma anche un libro che racconta quant’è difficile e tuttavia entusiasmante cambiare vita, ricominciare dal livello più infimo della gerarchia lavorativa, dover obbedire a ragazzini che hanno la metà dei tuoi anni, abbandonare tutto ciò che ti aveva caratterizzato prima, l’indipendenza, in primo luogo, e la cultura letteraria, per poter diventare una cuoca di livello.
Il mio parere su La mia seconda vita tra zucchero e cannella, Verena Lugert
Quindi, ancora una volta: lo voglio davvero? Voglio restare? Niente più strane scadenze. È una cosa seria. Se si fa, si fa. Punto.
Per moltissimi motivi mi sono sentita fin da subito vicina a Verena, alla sua vita, alle sue passioni, alle sue fragilità. Per moltissimi motivi ogni giorno passato in cucina con lei è stato uno schiaffo (ma di quelli che fanno bene, alla fine dei conti) a tutti i miei pretesti e le mie scuse.
Quella di Verena è una storia vera: Verena Lugert esiste, è una giornalista, una foodwriter, che si è concessa un periodo di tempo da dedicare totalmente al suo più grande sogno: diventare una chef stellata.
Il mondo dell’alta cucina è prerogativa maschile e non solo: è uno dei più duri e difficili da affrontare per chiunque non abbia una volontà e una disciplina più che ferree. E Verena si è trovata più volte a chiedersi per quale motivo non tornare alla sua bellissima e soddisfacente vita da giornalista freelance…
Ma la verità sta tutta in quei turni massacranti di sedici ore, in quei “oui, chef” a denti stretti, nella passione e la perfezione perseguite da ogni elemento della brigata: “demi chef, chef de partie, junior sous chef, sous chef, chef”. Un mondo affascinante, quello della cucina, molto diverso da quello che immaginiamo noi che lo osserviamo dall’esterno. Con una passione e un fuoco sacro interiore incredibili.
Some people wish it would happen.
Some people want it to happen.
And some people make it happen.
Ma quello che in me ha fatto scattare alcune importantissime molle è stato l’atteggiamento furiosamente deciso di Verena. La sua volontà di arrivare dove si era prefissata di arrivare. La forza d’animo e la fatica e il sacrificio. Nonostante la gavetta dura senza sconti, nonostante le critiche pesanti e le notti in bianco a cercare la perfezione nella sua piccola cucina inglese piena zeppa di spezie esotiche tutte da provare, di barattoli di vinaigrette, di chutney con vari gradi di piccantezza in fase di sperimentazione, di bacon jam, di Piccalilly…
“There’s a crack in everything. This is how the light gets in,” canta Leonard Cohen in Anthem. C’è una crepa in tutto, è così che la luce riesce a passare.
Una storia che è un’altalena tra “dolcezza, pienezza, bontà” e l’amarezza terribile e totale dopo la sua “crepa”. Una storia che può accadere in modalità leggermente diverse a tutti noi, in tanti momenti della vita di ognuno. Una storia che appunta titoli da leggere, temi da approfondire, questioni da risolvere, ognuno con sé. Ma anche una storia che spinge a dare tutto te stesso, a non abbandonare mai i propri sogni, a impegnarsi a fondo, sempre di più, per quello in cui si crede. E una storia che ho messo vicino al comodino, con tanti, tanti, tanti segnalibri e sottolineature, perché fra mille ricette meravigliose da provare (con l’ansia di non poter raggiungere certe perfezioni!) ci sono parole da ricordare, immagini da memorizzare, emozioni da provare ancora e magari riproporre.
Un’unica nota, che abbiamo appuntato in molti: il titolo, affascinante e ammiccante, ma che non corrisponde al contenuto. Se vi aspettate di trovare un mondo dolce, dorato e profumato alla Amélie, questo non è il libro che fa per voi: ci sono fuoco e bruciature, ci sono insulti e una certa cattiveria, ci sono masochismo, umiliazioni, sudore e lacrime. Ma ne vale assolutamente la pena.
La mia seconda vita tra zucchero e cannella
Verena Lugert
Astoria (collana Assaggi), 2019, pag. 248, € 18,00
ISBN: 978-8833210391