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La bellezza non svanirà, A. J. Cronin

Poteva mai esistere un dipinto che giustificasse tutto ciò…sia pure il più grande capolavoro mai creato? Che cos’era, in fin dei conti, la bellezza, perché gli uomini dovessero martirizzarsi nell’inseguirla, morire per essa, come i Santi del passato?

La recensione di La bellezza non svanirà di A. J. Cronin

La vita di Stephen Desmonde sembra già tracciata. Figlio del canonico di Stillwater e appena laureato a Oxford, la sua famiglia dà per scontato che una volta tornato a casa prenda il posto del padre. Ma Stephen ha un fuoco che gli arde dentro, il fuoco della passione per la pittura. Deciso a diventare un vero pittore il ragazzo parte alla volta di Parigi. Osteggiato e poi abbandonato dalla famiglia, Stephen vivrà una vita di privazioni e di stenti ma sempre animato dall’ardore per l’arte. Sposatosi con una donna inglese, morirà giovane e la fama lo raggiungerà solo dopo morto.

La mia opinione su La bellezza non svanirà di A. J. Cronin

In questo libro coinvolgente, si legge tutto d’un fiato sebbene siano quasi cinquecento pagine, Cronin ci regala un altro personaggio indimenticabile. Un altro tassello di quelle anime buone, pure, che mai scendono a patti con la propria coscienza, che sanno sbagliare e ravvedersi, che vivono pienamente i loro sogni senza farsi scoraggiare dagli ostacoli posti innanzi ad essi.

Art for art’s sake poteva essere il sottotitolo di questo bel libro. Il protagonista infatti non è interessato alla fama né all’apprezzamento di quei critici che all’inizio l’avevano disprezzato. Il suo scopo è dipingere, quanto e più possibile, dare una rappresentazione della realtà attraverso i suoi occhi.

In questo, come in altri libri di Cronin, c’è una critica, nemmeno troppo velata, nei confronti della casta e della sua incapacità di accettare i cambiamenti e la modernità, tutta presa com’è a mantenere i propri privilegi e le proprie idee. E infatti Cronin dà un ritratto spietato dei critici inglesi  che per primi denigrano i dipinti di Stephen e non ne escono meglio le piccole cittadine rurali, chiuse in loro stesse, che non solo denunciano il pittore ma arrivano a condannarlo e a bruciare le sue tele perché ritenute oscene.

La vicenda di Stephen è esemplificativa di molte storie e aspirazioni anche contemporanee. Quante volte e quanto spesso gli artisti, pittori o scrittori, cercano la fama e il denaro piuttosto che un lavoro originale e valido? Quanto è più facile scegliere di assecondare i gusti della maggioranza che conta piuttosto che provare a produrre qualcosa di innovativo? Ecco, la storia di Stephen fa riflettere proprio su questo. Quando c’è la passione e la volontà, la fama e il riconoscimento economico passano in secondo piano. Ciò che spinge è la volontà di produrre qualcosa di meraviglioso, qualcosa di valido ed imperituro, qualcosa di bello. E come dice Keats, nel primo verso della sua Endimione, che dà il titolo in lingua originale al romanzo di Cronin

                                                                                A thing of beauty is a joy for ever.

Se vi è piaciuta la nostra recensione e volete acquistare il libro fatelo attraverso questo link e noi ne saremo felici.

 

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