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Furore, John Steinbeck

“Mamma non hai dei brutti presentimenti? Non ti fa paura, andare in un posto che non conosci?”
Gli occhi della mamma si fecero pensosi ma dolci.
“Paura? Un poco. Ma poco. Non voglio pensare, preferisco aspettare. Quel che ci sarà da fare lo farò.”

Tom Joad è appena uscito di prigione sulla parola dopo quattro anni di reclusione.
Tornato a casa trova solo i resti della sua baracca e il vecchio gatto.
L’incontro con un conoscente gli rivelerà cosa è successo alla sua famiglia e a quelle del circondario.
Le banche hanno preso tutte le terre, le hanno espropriate a causa delle ipoteche, dopo che le tempeste di polvere avevano distrutto i raccolti, e hanno iniziato a coltivarle intensivamente con l’ausilio di grandi macchinari agricoli.
I contadini, attratti dai volantini delle offerte di lavoro ad Ovest, mettono insieme le cose necessarie, vendono il superfluo e partono dall’Oklahoma verso la California col miraggio di un nuovo lavoro redditizio.

Inizia così Furore, il romanzo simbolo della Grande Depressione.
Scritto nel 1939 in soli cinque mesi, è considerato il capolavoro di Steinbeck e valse allo scrittore il Premio Pulitzer nel 1940.
Il titolo originale del libro è The Grapes of Wrath, i grappoli d’ira, ed è tratto dall’Apocalisse.
Il romanzo ebbe un immediato successo di pubblico, tanto da rimanere al numero uno dei bestsellers per due anni.
Molte le critiche mosse al romanzo: troppo schierato politicamente, uso di un linguaggio troppo volgare.

Steinbeck racconta il grande esodo dei contadini alternando le vicende della famiglia Joad a capitoli puramente descrittivi degli ambienti e della società dell’epoca.
Partendo dall’Oklahoma e seguendo la Route 66 i Joad procedono verso la California, il nuovo Eden, dove c’è lavoro per tutti.
Durante il viaggio incontrano e conoscono altre famiglie e si fermano in alcuni accampamenti.
L’Eden tanto atteso però si rivelerà un luogo di miseria dove i contadini vengono visti male e considerati ladri e assassini.

Sfruttati, affamati e senza un lavoro i Joad verranno messi alla prova anche da una inondazione che distruggerà quella poca serenità appena ritrovata.
Steinbeck descrive le difficoltà poste sul cammino dei suoi protagonisti, i pregiudizi verso di loro della gente che ha un tetto sulla testa e un lavoro, la difficoltà di essere accettati e di essere rispettati come lavoratori e non come macchine per un facile guadagno.

Furore è un libro di denuncia sociale: sulla qualità della vita dei contadini, poveri prima e ancor più poveri dopo l’espropriazione dei loro terreni e la marcia forzata verso Ovest, e la politica dei grandi, dei forti, di coloro che decidono della vite dei più deboli come le grandi industrie e i gruppi bancari che si curano solo del loro profitto.
Un bellissimo romanzo, una storia epica, dove il grande scrittore americano, Premio Nobel per la letteratura nel 1962, pur trattando una storia drammatica non la rende cupa ma le infonde la grande speranza dell’amore. L’amore verso il resto dell’umanità, quell’amore che ci impedisce di occuparci solo del nostro orticello ma ci rende partecipi e commossi del dolore dell’altro.
Amore come aiuto, anche là dove sembra non essere rimasto nulla, come nella bellissima scena che chiude il romanzo.
Un romanzo che deve essere letto, perché apre gli occhi su ciò che è stato e su ciò che continua ad accadere sotto i nostri occhi. Oggi non sono più i contadini degli anni trenta, sono immigrati che arrivano via mare, che fuggono a guerre e carestie. Ecco, non guardiamoli con odio e preconcetto, non crediamo di essere migliori e non tranciamo giudizi su di loro. Non facciamo come la gente in Furore…

Dicono: vedi come sono sudici, ignoranti questi maledetti Okies. pervertiti, maniaci sessuali. Ladri tutti dal primo all’ultimo. E’gente che ruba per istinto, perché non ha il senso della proprietà. Ed è giustificata, se vogliamo, quest’ultima accusa: perché come potrebbe, chi nulla possiede, avere la coscienza angosciosa del possesso?
E dicono: vedi come son lerci, questi maledetti Okies; ci appestano tutto il paese. Nelle nostre scuole non ce li vogliamo, perdio. Sono degli stranieri. Ti piacerebbe veder tua sorella parlare con uno di questi pezzenti?…
Guai, se lasciamo questi maledetti Oakis prenderci la mano.

Buona lettura.

Nel 1940 dal romanzo fu tratto il film omonimo per la regia di John Ford. Il film adattato per il grande schermo dallo stesso Steinbeck vinse due premi oscar: miglior regia e miglior attrice non protagonista. Il personaggio di Tom Joad venne interpretato da un giovane Henry Fonda. Il film è stato inserito nel National Film Registry nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ed è considerato uno dei migliori cento film americani di tutti i tempi.

Piccole curiosità: nel film manca la scena finale del libro considerata troppo forte e quindi censurata.
Il personaggio di Tom Joad ha ispirato molti artisti americani tra cui Bruce Springsteen che ha intitolato The Ghost of Tom Joad il suo album del 1995.
Una nuova edizione del romanzo edita da Bompiani con una traduzione più rispettosa dell’originale è ora disponibile.

 

Furore
John Steinbeck
Bompiani, 2001, €. 10,90

 

Se vi è piaciuta la nostra recensione e volete acquistare il libro fatelo attraverso questo link e noi ne saremo felici.

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Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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