
Ho tre nomi, Marie, Madeleine, Frida.
Uno che dissimula. Uno che protegge. Uno che rivela.
La recensione di La promessa di Marie de Lattre
Cosa significa avere un cognome? E quanto incide sulla coscienza e sul percepito?
Marie ha un padre amorevole che però non racconta mai nulla della sua famiglia e se lo fa usa poche informazioni scarne e a volte contraddittorie. Finché un giorno i due vanno a pranzo fuori e il padre rivela alla figlia tredicenne che i nonni sono morti ad Auschwitz. Poi più nulla. Shoah e deportazione sono parole che Marie legge sui libri ma che a casa non si pronunciano mai.
Perché questa reticenza nel raccontare ciò che è stato?
Saranno le lettere del nonno a raccontare finalmente a una Marie ormai adulta la storia della famiglia, dei quattro nonni che si sono amati e salvati, due di sangue, due di affetto, del padre cresciuto dall’amico di famiglia da cui ha preso il cognome.
Ed ecco che ritorna l’importanza del nome, delle radici, del raccontare e di quanto il silenzio imposto dal trauma del padre abbia scavato profondamente in Marie e nel fratello e come invece le lettere del nonno nel suo francese incerto siano riuscite a restituire il senso di famiglia.
La mia opinione su La promessa di Marie de Lattre
La promessa di Marie de Lattre è un libro breve e molto intenso che sa raccontare molto bene come il dramma della Shoah si ripercuota sui parenti delle vittime privandole della capacità di andare avanti. È la ricerca delle radici, di un senso di appartenenza che colmi il vuoto creato dall’assenza di una storia. Per Marie le lettere ritrovate saranno la strada da percorrere per sanare vecchie ferite, lasciarsi il dolore alle spalle e ritrovare la felicità perché non ci può essere presente senza passato.
Buona lettura.
La promessa
Marie de Lattre
Edizioni Clichy, 2025, p. 208, €. 19,50