“Perchè non sorridi mai, Momo?” mi domandò monsieur Ibrahim. La domanda era come un cazzotto, un vero e proprio cazzotto al fegato, non c’ero preparato. “Sorridere è roba da gente ricca, monsieur Ibrahim. Io non ho i mezzi”. Naturalmente lui cominciò a sorridere, tanto per farmi girare le scatole. “Perchè, tu credi che io sia ricco?”.
“Beh, la sua cassa è sempre strapiena. Non conosco nessuno che per tutto il giorno abbia così tanti soldi sotto gli occhi”.
“Ma i soldi mi servono per pagare la merce e il locale. E alla fine del mese non mi resta molto, sai”. E sorrideva sempre di più, come per prendermi in giro. “Monsieur Ibrahim, quando dico che il sorriso è roba da ricchi, intendo dire che è roba per gente felice”.
“Ed è qui che ti sbagli. E’ il sorridere che rende felici”.
Note sul libro
Nel breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino dove i nomi delle vie hanno il sapore delle favole (rue Bleue, rue de Paradis), l’adolescente Momo vive con un padre sprofondato in una silenziosa e fosca depressione. Nello stesso quartiere vive anche monsieur Ibrahim, l’unico arabo in una via “ebrea”, titolare della drogheria dove Momo si reca a fare la spesa quotidiana e non esita ogni tanto a sgraffignare qualche scatoletta di conserva… “E’ solo un arabo, dopotutto!” pensa Momo, e, con suo grande stupore, il vecchio Ibrahim sembra leggergli nel pensiero: “Non sono arabo, vengo dalla Mezzaluna d’Oro”.
Così comincia la storia d’amicizia, intessuta di ironia, candore e profonda saggezza, del ragazzo ebreo e dell’anziano “arabo” nell’incanto di un mondo nel quale le puttane sono belle e cordiali e si accontentano di un orsetto di peluche in cambio dei loro favori e dove, come portata da un sogno, compare addirittura Brigitte Bardot.
Come in una favola o un apologo che non pretende di dare lezioni morali ma soltanto proporre un sogno da decifrare, i due protagonisti si incamminano verso il grande mondo, acquistano un’auto che nessuno dei due sa guidare e si dirigono verso Oriente, oltre Istanbul, verso una libertà che li fa inerpicare verso l’alto, guidati da quell’arte di sorridere alla vita racchiusa nei preziosi fiori del Corano.
Questo titolo mi ha sempre ispirato, di sicuro lo leggerò.
[…] un concetto curioso, quello esposto da Monsieur Ibrahim, e anche se non sarà vero in senso assoluto (niente lo è, per me, da buon relativista), funziona. […]