
Torneranno i soldati dai campi di battaglia,
torneranno i prigionieri dai loro campi,
tornerò anch’io e racconterò
delle mie bizzarre sorti.Della morte di milioni di persone
senza messa, unzione, funerale
di crimini, di lamenti, di illusione
di come ci siamo spartiti il pane.Della sciocca speranza, dell’ostinazione
della fede in un mondo giusto
la mia amarezza comprenderai,
almeno tu, Madre, non ti stupirai.
La recensione di Da noi, ad Auschwitz di Tadeusz Borowski
Tadeusz Borowski, polacco, fu imprigionato ad Auschwitz. Scrittore, giornalista e poeta, morì suicida nel 1951. Il 31 gennaio esce per Mondadori questa raccolta di racconti e poesie dal titolo Da noi, ad Auschwitz.
I racconti trattano spesso con crudezza ma anche cinismo la dura lotta per la sopravvivenza quotidiana e quanto la vita ad Auschwitz riuscisse a disumanizzare chi sopravviveva.
Borowski descrive anche la vita durante e dopo la guerra tracciando un quadro quanto mai veritiero di come fosse vivere – alzarsi, studiare, avere amici – senza sapere se il giorno dopo qualcuno sarebbe stato preso e fucilato in un’esecuzione sommaria. Racconti dove emerge il lato precario di una vita in bilico tra voglia di sopravvivenza e certezza della morte.
Molto interessante in chiusura di volume un piccolo dizionario sulle Espressioni in uso ad Auschwitz.
La mia opinione su Da noi, ad Auschwitz di Tadeusz Borowski
Tadeusz Borowski ci regala uno sguardo diverso su ciò che è stata la guerra, la deportazione e il dopo. Uno scrittore con uno stile magnifico che è stato in primo luogo, come scrive Luca Bernardini, autore dell’ottima Prefazione, scrittore del lager dal lager.
Non avevo mai sentito parlare di Tadeusz Borowski e devo dire che i suoi racconti, così come le poesie, sono bellissimi. Duri, difficili da mandare giù, ti prendono quasi a schiaffi con il loro descrivere la crudezza della sopravvivenza. Dice un personaggio, dopo essersela cavata ancora una volta senza venire fucilato: “E anche quest’appello è andato! Un altro giorno in più! E due uomini in meno! Forza, giorno che vieni!”
Nel racconto che dà il titolo al volume, lo scrittore sta scrivendo una lettera alla fidanzata, descrive la vita ad Auschwitz e dice che è stato fortunato perché è stato scelto per diventare un infermiere. E la lettera è piena di dolce malinconia quando dice Sai com’è strano scriverti: a te, di cui non vedo il viso da così tanto. La tua immagine si fa indistinta nella memoria e nemmeno con un grande sforzo di volontà riesco a evocarla.
Auschwitz è descritta anche con toni irriverenti, come nelle righe dedicate alla disinfestazione dai pidocchi o a chi, appena arrivato, verrà gassato. Non c’è spazio per fermarsi a riflettere sulla realtà che si vive, si va avanti perché fermarsi significherebbe rendersi conto che tutto è grottesco, come tutto il campo, come tutto il mondo.
Da noi, ad Auschwitz è stata una lettura intensa e Borowski si è rivelato scrittore capace di emozionare descrivendo in pochi versi il dramma della guerra e l’ineluttabilità del continuare a vivere. Presi nei rizomi della felce, nelle radici delle betulle, nei rovi dei lampone scivoliamo silenti, dove e perché? Avanti, avanti.
Buona lettura.
Da noi, ad Auschwitz
Tadeusz Borowski
Mondadori, 2023, p. 564, €. 16,00