Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.
La recensione di Un indovino mi disse di Tiziano Terzani
Nel 1976 ad Honk Kong Tiziano Terzani incontra un vecchio cinese, un indovino, che lo avverte che nel 1993 correrà un grave pericolo e che che per salvarsi, in quell’anno, non dovrà mai volare.
Grazie a quel breve incontro si spalanca davanti al reporter un’opportunità irripetibile: svolgere il suo lavoro muovendosi solo via terra o via mare.
Tornerà un po’ a quelle figure romantiche di giornalisti che, a fine ottocento, partivano allo scoppiare della guerra e spesso arrivavano a destinazione quando il conflitto era finito.
In questo diario di un anno vissuto diversamente Terzani fa un resoconto dei luoghi che visita per lavoro o per puro piacere.
Si parte dal Laos, il paese dove gli abitanti “ascoltano il riso che cresce” e si arriva in Italia con un epico Bangkok-Firenze in treno.
La mia opinione su Un indovino mi disse di Tiziano Terzani
L’ Asia scorre davanti ai nostri occhi con il verde ordinato delle risaie, la folla rumorosa dei mercati, le montagne nere nella notte, il suono delle campanelle nei Monasteri Buddisti.
Ma non pensate a una sorta di guida spirituale per giovani occidentali.
Terzani descrive ciò che vede in tutte le sue contraddizioni: il traffico di droga della Thailandia e la prostituzione, la corsa all’occidentalizzazione della Cina.
Oppure la scomparsa lenta e inesorabile di riti, usi e costumi di un Oriente teso solo ad imitare l’Occidente e dove i nuovi simboli del benessere sono possedere un televisore e fare tanto shopping.
Terzani, viaggiando in modo lento e antico, osserva i paesi da una nuova prospettiva.
Si riappropria delle frontiere, luoghi inesistenti nei viaggi aerei in cui tutto inizia e finisce con una torre di controllo, parla e conosce gli altri viaggiatori.
E proprio parlando e chiedendo il giornalista riceve informazioni sugli indovini e li consulta quasi in ogni luogo visitato.
Incontra indovini specializzati in ogni tipo di lettura: delle carte, dei palmi delle mani, dei piedi, dell’ oroscopo.
Ogni incontro è un piccolo romanzo e anche uno scorcio sulle varie credenze che popolano l’Est.
Alla fine il viaggio si rivelerà non soltanto un percorso attraverso le diverse geografie dei luoghi ma anche e soprattutto un viaggio nella memoria e nei riti di quei popoli.
Un libro vero, bello, pieno di amore per l’Oriente e la sua gente.
Buona lettura.
UN INDOVINO MI DISSE
Autore : Tiziano Terzani
Longanesi (collana Il Cammeo), 1995,p. 432, €. 18,60
Bello. Bello. Bello.
Viaggiare così, con Terzani, deve essere proprio un bel viaggiare… e prima o poi si deve fare!
Grazie per questa bella recensione, Siby!
Grazie 🙂
Di Terzani ho letto “un altro giro di giostra” e devo dire che, pur scrivendo benissimo, non è nelle mie corde