I film di Zebuk: Non uno di meno

La recensione di Non uno di meno

Cina, giorni nostri, un villaggio rurale sparso nella campagna, Una scuola che si regge in piedi per miracolo, e non è un eufemismo, classe unica con ventotto alunni. Il maestro Gao deve assentarsi per motivi familiari e chiede al capo villaggio di trovare un supplente: arriverà Wei, contadina di un villaggio vicino, di poco più grande dei suoi alunni, che sa leggere e scrivere abbastanza correttamente. Prima di partire Gao fa un’unica raccomandazione alla giovane Wei: al suo ritorno vuole trovare tutti i suoi alunni, non uno di meno, altrimenti non la pagherà.
Wei si impegna nel suo ruolo di maestra fino a quando un alunno, Zang Huike, comincia ad assentarsi. Wei scoprirà che è dovuto andare a lavorare in città per pagare i debiti della famiglia e andrà a cercarlo per riportarlo a casa.
Zhang Yimou è un regista che descrive uno spaccato della Cina contemporanea che all’occidentale affascinato dalla superpotenza economica spesso sfugge. Nel film si descrive una scuola di campagna di questi anni che chiamare catapecchia è farle un complimento. Una scuola che non ti aspetteresti di trovare in un paese moderno ed economicamente avanzato. Una scuola dove non c’è nemmeno un orologio e il passare del tempo è scandito dai movimenti della luce del sole su un chiodo nel muro. Talmente povera e malmessa che il maestro centellina i gessetti in modo da farli durare il più possibile. Aule dove non ci sono libri di testo colorati e accattivanti e flash card divertenti. Una lavagna, un quaderno ad alunno e un libro da cui il maestro Gao fa ricopiare dei brani.

Al contrario la città dove Wei va a recuperare il piccolo Zang Huike è caotica, fredda, indifferente, un eterno viavai di facce, persone, biciclette, autobus, piena di cose, sfacciatamente moderna.

La mia opinione su Non uno di meno

Non mi si dica che il film cinesi sono lenti, noiosi, imperscrutabili e non adatti agli occidentali cresciuti con i ritmi sostenuti dei film d’azione o le commedie romantiche e zuccherose. Non accetto questo genere di scuse perché, a mia modesta opinione, quando un film è bello può essere anche in finlandese con i sottotitoli in urdu, verrà comunque capito e amato perché il cinema quando è fatto bene, e Zhang Yimou docet, diventa bellezza per il cuore e arte per gli occhi.

Il film è interamente girato con attori non professionisti, ognuno interpreta se stesso e usa anche il proprio nome: una sorta di neorealismo cinese. Ha vinto il Leone d’Oro alla 56 Mostra internazionale d’ arte cinematografica a Venezia.

E’ un film che dovrebbero vedere tutti. Per capire l’importanza dell’istruzione, del sapere, del migliorarsi.  Un film che con poesia denuncia il lavoro minorile, l’abbandono scolastico, l’indifferenza degli adulti, il denaro come spinta per fare tutto. La stessa Wei chiede più volte prima di accettare la supplenza se e quando verrà pagata.

Un film da vedere insieme ai nostri figli un po’ viziati che non sanno che nei villaggi cinesi una lattina di coca-cola si divide tra 15 o più bambini, un sorso per uno, perché è un lusso.
Una storia che commuoverà e riscalderà come un sole giallo disegnato da mani infantili su una brutta lavagna.

Zhang Yimou

Zhang Yimou si diploma a Pechino alla Scuola di Cinema e nel 1987 porta al Festival di Berlino il suo primo film, Sorgo Rosso, che vince l’Orso d’Oro. Nel 1991 esce uno dei suoi film più famosi, Lanterne Rosse, dove inizia la collaborazione con l’attrice Gong Li a cui il regista sarà anche legato sentimentalmente fino al 1995. I film di Zhang Yimou sono profondamente cinesi nello stile e nelle tematiche: la società, la rivoluzione culturale, la critica a un sistema politico totalitario, lo stesso Yimou durante la rivoluzione culturale fu costretto, con la sua famiglia, a lasciare la città e a rieducarsi lavorando nei campi.
Tra i suoi film ricordiamo: Vivere!, La storia di Qiu Ju, Non uno di meno, La strada verso casa, La locanda della felicità.
Regista fecondo negli ultimi anni si è dedicato al genere Wuxia, film d’avventura, tra cui citiamo: Hero, La foresta dei pugnali volanti e il bellissimo La città proibita.
Ha diretto proprio a Pechino, all’interno della Città proibita, la Turandot.
Nel 2008 è stato direttore della cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici.

 

 

 

Titolo originale: Yi ge dou bu neng shao, Regia: Zhang Yimou sceneggiatura: Shi Xiangsheng Fotografia: Hou Yong Montaggio: Zhai Ru Scenografie: Cao Juiping Musiche: San Bao Interpreti: Sun Zhimei, Gao Enman, Tian Zhenda. Nazione: Cina Anno 1999 Durata 102 min

SIBY
Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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