L’orizzonte, Patrick Modiano

La folla all’entrata del metrò, i treni gremiti, tutti i giorni alla stessa ora… Bosmans aveva letto da qualche parte che il primo incontro tra due persone è come una leggera ferita, che ognuno prova e che risveglia dalla propria solitudine e dal proprio torpore. Più tardi, quando ripensava al suo primo incontro con Margaret Le Coz, diceva a se stesso che non sarebbe potuto avvenire altrimenti: lì, in quell’entrata del metrò, scaraventati l’uno contro l’altra.

Ho letto per la prima volta Patrick Modiano in una versione per ragazzi, Caterina Certezza (e tra l’altro era il suo primo, riuscitissimo, esperimento con i racconti per ragazzi). Quando ho scoperto che aveva vinto il Nobel 2014 per la letteratura mi sono buttata sui suoi libri: di solito non amo chi va troppo di moda ma lui mi era piaciuto per quel suo stile, per la leggerezza e la scorrevolezza dei suoi discorsi, e allora…

La recensione di L’orizzonte, Patrick Modiano

Jean Bosmans ha l’abitudine di annotare su un taccuino tutti i frammenti di memoria che si affacciano alla sua mente. Così, a partire da un nome di donna, ricorda l’incontro avvenuto a fine anni Sessanta con Margaret Le Coz, una ragazza frequentata a Parigi e amata intensamente per alcuni mesi. Con Margaret, Jean ha condiviso il sentimento di essere seguito, spiato, aspettato ogni giorno, o meglio braccato. Lei da un uomo dal viso magro, gli zigomi butterati e un abito sempre troppo stretto: un certo Bojaval, lui da una donna crudele dai capelli rossi, forse sua madre. Margaret è una giovane donna bella e misteriosa, vulnerabile, segreta, silenziosa. Di lei si sa soltanto che è nata a Berlino, che è arrivata in Francia con la madre, che non ha mai conosciuto il padre e che è cresciuta in vari collegi. È una donna che fugge. […] Quarant’anni dopo, Jean, diventato uno scrittore, decide di ritrovarla: parte per Berlino, dove un ragazzo incontrato per caso gli confermache una donna con quel nome possiede una libreria lì vicino… [fonte: Amazon.it]

La mia opinione di L’orizzonte, Patrick Modiano

Ho trovato per caso L’orizzonte ed è stata una bella sensazione. Una sensazione strana, però: non piacevole come si potrebbe immaginare. Anche nel suo romanzo per ragazzi, Caterina Certezza, c’era una certa malinconia di fondo, una di quelle amarezze leggere che ti avvolgono ma che non ti fanno essere proprio, definitivamente, “triste”. La malinconia si sente in ogni passo, tra i vicoli di una Parigi che sa di antichità, di libri polverosi e di angoli umidi e buii. E anche un po’ di angoscia.
Jean Bosmans e Margaret Le Coz: un amore per pochi mesi, due sensi di angoscia paralleli, ognuno per le sue ossessioni, ognuno per le sue paure. Due (tre!) personaggi che perseguitano i nostri eroi, ognuno per i suoi motivi che a noi non è completamente dato capire.

La cosa che più mi ha incuriosito di questa storia è la sua forma: il passaggio dall’imperfetto al presente al remoto, i continui salti temporali con flash di memoria e momenti presenti, l’angoscia delle presenze violente, l’uomo nero che aspetta anche sotto la pioggia, la donna dai capelli rossi che pretende e urla accuse e chiede denaro, l’apparente indolenza dei nostri eroi. Frammenti.
La ricerca nella memoria di Jean Bosmans e di Margaret Le Coz è un bel leggere. E mi auguro che questa mia avventura con Modiano continui sotto questa buona stella.

L’orizzonte
Patrick Modiano
Einaudi (L’Arcipelago), 2012, pag. 153, € 13,00 (cartaceo)

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polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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