L’isola della libertà, Milvia

Lo si vede benissimo già da Ventotene, stagliato contro i cielo su quel pezzo di terra emersa che sembra un panettone: è il penitenziario di massima sicurezza di Santo Stefano, tutto muri e fessure al posto delle finestre. Fa venire i brividi.
Antonio e i suoi fratelli sono diretti proprio lì.
Per restarci.
Antonio pensa ai detenuti che prima di lui hanno fatto lo stesso percorso in mare, andati per restare. Perché a Santo Stefano ci stanno gli ergastolani, i più pericolosi, i più irriducibili. Quelli condannati a “fine pena mai”.

La recensione de L’isola della libertà di Milvia

L’isola della libertà si ispira alla storia di Eugenio Perucatti che nel 1952, nominato direttore del carcere di Santo Stefano, arrivò sull’omonima isola e diede inizio a una serie di riforme che migliorano la vita dei detenuti, la maggior parte dei quali condannata all’ergastolo.
E proprio dall’arrivo del direttore, insieme a quattro dei dieci figli, prende l’avvio il libro che racconta la vicenda attraverso gli occhi di Antonio, quindicenne appassionato di botanica e ornitologia.

Il carcere di Santo Stefano, costruito nel 1795 secondo i principi del Panopticon per permettere di controllare tutti i detenuti facilmente, appare agli occhi di Antonio come una costruzione enorme ma terribile allo stesso tempo. Infatti l’edificio, anche se su un’isola, non permette ai detenuti di vedere il mare. Lo sentono solo respirare o urlare nelle giornate di tempesta ma la vista gli è preclusa. Un carcere pensato per non dare speranza alcuna a chi vi è rinchiuso.
Antonio percepisce subito la paura e il disagio di vivere in un ambiente così diverso ma le passeggiate nella meravigliosa natura e l’osservazione di uccelli e animali riescono a fargli dimenticare le brutture del luogo.

Intanto suo padre inizia una profonda opera di revisione e cambiamenti, aiutato da un’avvocata che, come lui, vuole ridare a quegli uomini la dignità che nessuno ha mai concesso loro. Verranno riaperti casi, rivisti processi, ci saranno evasioni e anche pericoli ma il segnale dato da Perucatti lascerà un’impronta profonda nell’animo dei detenuti.

La mia opinione su L’isola della libertà di Milvia

Davvero una bella lettura, una narrazione appassionata e appassionante. Non avevo mai sentito parlare del direttore Perucatti e sono rimasta molto colpita dal suo operato.

Milvia scrive, e illustra anche, un libro meraviglioso, ben documentato e che fa venire una gran voglia di saperne di più, di andare a Santo Stefano per vedere e sentire, per immaginare cosa doveva significare rimanere PER SEMPRE là, e per me che le isole pontine le vedo all’orizzonte tutti i giorni è ancora più toccante riflettere su questo.

L’isola della libertà è veramente un libro necessario, un libro che vorrei vedere in ogni biblioteca scolastica, di cui vorrei sentire parlare nelle ore di educazione civica perché sono le storie come questa che insegnano ai ragazzi il significato della parola dignità, che spiegano cosa sia il concetto di pena e rieducazione e di come si debba applicare ricordando sempre che la legge è uguale per tutti.

Buona lettura.

L’isola della libertà
Milvia
Sinnos, 2023, 192 pag., € 14.00

SIBY
Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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