Una giuria di sole donne, Susan Glaspell

In quella fredda mattina di marzo, la casa sembrava proprio isolata. Come sempre, del resto. Era stata costruita in una conca, e anche i pioppi sparsi tutto intorno parlavano di solitudine. Guardando la casa, gli uomini discutevano dell’accaduto.

La recensione di Una giuria di sole donne di Susan Glaspell

La signora Peters e la signora Hale, rispettivamente moglie dello sceriffo e del testimone, sono a casa dei Wright dove si è consumato un delitto. Il signor Wright è stato ritrovato morto nel letto, soffocato da una corda, e sua moglie è stata portata in prigione come principale, e per il momento unica, indiziata.
Lo sceriffo Peters e il pubblico ministero sono tornati nella casa per fare un sopralluogo e cercare di capire la dinamica dei fatti mentre le due donne devono prendere alcuni oggetti da far avere in prigione alla signora Wright.

È una fredda mattina d’inverno e la casa si erge sconsolata e tetra, completamente isolata. Mentre gli uomini si interessano solo alla corda usata per l’omicidio e ad altri dettagli pressoché inutili, le due donne, in cucina, osservano l’ambiente in cui i due coniugi vivevano.
Quante cose può raccontare una stanza se la si guarda con gli occhi giusti! E ci sono, forse, occhi più idonei di quelli di due donne la cui vita si svolge, esattamente come quella dell’indagata, tra cucina, stufa a legna e doveri domestici?

La mia opinione su Una giuria di sole donne di Susan Glaspell

Scritto nel 1917, Una giuria di sole donne nasce come testo teatrale, poi riadattato in racconto. Ed è un‘opera prodigiosa di acume e di denuncia sociale.
Susan Glaspell racconta una storia molto semplice all’apparenza: siamo in una stanza, la cucina, e la osserviamo attraverso gli occhi della signora Peters e della signora Hale. Gli occhi degli uomini, occhi d’azione che non si soffermano su tutto ciò che riguarda il mondo femminile – sciocco, inutile per le indagini e alquanto superficiale – non riescono a cogliere gli indizi ripiegati tra pezze da ricamo, sportelli divelti, canovacci in disordine e crepe nelle stufa.
Ma gli occhi delle donne! Quante cose possono notare in una cucina simile. E saranno proprio loro a comprendere cosa sia successo in quella casa e perché.

Susan Glaspell conduce una narrazione perfettamente calibrata, dove le poche parole che si scambiano le due donne sono precise e ponderate, attente a dire senza rivelare.

Una giuria di sole donne non è soltanto un perfetto esempio di giallo ma evidenzia e sottolinea la condizione delle donne agli inizi del ventesimo secolo relegate al ruolo di angelo del focolare senza ancora diritto di voto e senza la possibilità di essere considerate degne di ascolto. Più volte, ad esempio, il pubblico ministero con aria bonaria e paternalistica chiederà cose senza importanza ma, secondo lui, adatte al loro animo femminile.

Mi è piaciuto molto questo racconto che non dispiacerebbe vedere in scena o addirittura trasposto sullo schermo. Il testo è accompagnato da una Nota introduttiva di Alicia Giménez Bartlett e dalla Postfazione di Gianfranca Balestra che inquadra splendidamente l’opera.

Una giuria di sole donne
Susan Glaspell
Sellerio, 2006, p. 96, €. 12,00

SIBY
Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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