
Ah, questi rivoltosi illuminati, sette funamboli su un tetto che sgranocchiano gli ultimi biscotti della mensa dei secondini! Ancora tre o quattro giorni di agitazione e sarà finita. Fra qualche settimana, tutto verrà dimenticato, sarà come un singhiozzo, un brivido, il vento fra le foglie dei miei alberi.
La recensione di Il giudizio universale di Luc Lang
1990, carcere di Strangeways nei sobborghi di Manchester. I prigionieri hanno preso possesso della prigione e nel quartiere i giornalisti accorrono per filmare i tentativi della polizia di ripristinare l’ordine.
Henry Blain, capocuoco della prigione, vive a poche decine di metri dall’ingresso del carcere. Da casa sua c’è un’ottima visuale per seguire gli sviluppi degli eventi e l’uomo, messo in cassaintegrazione a causa della rivolta, trova il modo di guadagnare sfruttando l’accaduto. Infatti chiede ai giornalisti un affitto giornaliero per poter usufruire del giardino o delle finestre per le riprese e fa pagare un biglietto a chiunque voglia godersi un po’ di attualità comodamente seduto in cucina.
Henry Blaine non è una brava persona. Tutt’altro. È un uomo orribile. Meschino, invidioso, geloso, collerico, ossessionato dal sesso e dalle donne che colleziona purché siano giovani e attraenti. È anche un pessimo cuoco ma ormai il suo regno sui milleseicento ventri che abitano la prigione è arrivato al capolinea.
La mia opinione su Il giudizio universale di Luc Lang
Il giudizio universale è un romanzo davvero particolare. Lo stile di Luc Lang è una narrazione torrenziale che racconta il presente alternandolo a brevi sprazzi sul passato di Henry: la famiglia, le due mogli, il lavoro come cuoco sulle navi mercantili. Ne esce il ritratto a tratti surreale e grottesco di un uomo che, credetemi, non vorreste mai incontrare.
Sullo sfondo i disordini sociali dell’epoca Thatcher e la rivolta in cui Henry si ritroverà, pur non volendolo, invischiato.
Il giudizio universale attraverso le vicissitudini di Henry racconta anche la giustizia: esiste, è applicabile o è una mera idea che non si concretizza mai? I rivoltosi, che man mano si arrendono o vengono catturati, avranno giustizia? Lo stesso Henry, colpevole tra l’altro anche di omicidio, sarà mai condannato?
Con questi interrogativi Luc lang conclude il romanzo facendoci intendere che nulla cambia sotto questo cielo. Tutto passa, anche le vicende più clamorose, e si viene dimenticati. Oppure si torna, come nel caso di Henry, a frodare la fiducia altrui.
Buona lettura.
Il giudizio universale
Luc Lang
Edizioni Clichy, 2023, p. 248, €. 19,50