L’ultimo cacciatore, Davide Morosinotto

«Tu, fuoco, non devi lasciarmi più e io prometto di darti sempre tanta buona legna da mangiare. Ti tratterò bene» dissi. «Hai ucciso tutta la mia famiglia. Ma ora devi proteggermi. Hai capito? Perché non ho nessun altro che te.»

La recensione di L’ultimo cacciatore, Davide Morosinotto

Questa è una storia di parecchio tempo fa (metti l’orologio indietro di circa diecimila anni) e si svolge nel territorio di quella che oggi chiamiamo Florida, negli Stati Uniti d’America.

Roqi, Ama con il Talento delle Storie, Ocho con il Talento delle Corde, Cato della Pietra, Beri del Fuoco e la piccola Hona sono rimasti soli al mondo. Il loro villaggio è bruciato insieme a tutte le loro famiglie e devono imparare a cavarsela, insieme.
Si mettono in cammino per cercare una nuova tribù e nel frattempo vivono avventure e drammi, una vita quotidiana che al tempo era altro che serena…
Come riusciranno a sopravvivere?

Come diceva Yabo, il tempo è una lancia scagliata in cielo, e vola in una direzione soltanto.

La mia opinione su L’ultimo cacciatore, Davide Morosinotto

Di questa storia mi ha colpito subito tantissimo l’uso delle parole, di questi nomi distorti per intendere animali e piante e oggetti che fanno parte anche del nostro ambiente ma qui sono un pochino diversi e somigliano all’originale quel po’ che basta per capire di cosa si parla.

A voi scoprire se è una tecnica – efficacissima – che Morosinotto usa spesso o una scelta ad hoc per questo romanzo, ambientato in un mondo che nessuno di noi può aver visto e vissuto di persona: nella nota finale trovate una spiegazione sulla questione.
Torniamo a noi, al branco di luni affamati, alla levre che saltellava nel bosco di pigni, ai corigli, agli oposson, agli elegrandi.
Già, gli elegrandi. Quei giganti che sapevano essere terribili e hanno cambiato e stravolto la vita di Roqi.
Roqi che è un ragazzo ma quasi un uomo, Roqi che non ha ancora scoperto il suo talento, però forse…

E dovevo diventare adulto perché… Non si può restare ragazzi per sempre, e io non lo ero più da un pezzo. Avevo scoperto il mio talento, anche se nessuno aveva pregato per invocare la benedizione degli spiriti. E avevo perso la mia tribù, ma non avevo perso me stesso.

Vogliamo chiamare L’ultimo cacciatore di Davide Morosinotto un romanzo di formazione? Io direi di sì. Di una formazione parecchio antica, quella proprio che poneva le basi per la sopravvivenza umana. E, se stiamo attenti attenti, anche quella che può aiutare un adolescente più o meno dell’età di Roqi o di uno dei Cinque a superare momenti di crisi e di passaggio all’età adulta.

Buona lettura!

L’ultimo cacciatore
Davide Morosinotto
Mondadori, 2021, p. 313, €. 17,00

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cinzia
Mamma, lavoratrice full time, 45 anni, una figlia di 14 e la passione per la lettura ...

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