Cinque quarti d’arancia, Joanne Harris

“Quando mia madre morì, lasciò la fattoria a mio fratello Cassis, il patrimonio in cantina a mia sorella Reine-Claude, e a me, la minore, il suo album e un vaso da due litri con un unico tartufo nero del Périgord, grande come una palla da tennis, sospeso in olio di girasole che, una volta stappato, emana ancora il ricco profumo dell’umida terra del bosco. Una distribuzione piuttosto diseguale dei beni, ma in effetti Mamma era una forza della natura e concedeva i suoi favori come le pareva, senza lasciare intuire i meccanismi della sua logica stravagante.”

La recensione di Cinque quarti d’arancia di Joanne Harris

Framboise Dartigen nasconde un terribile segreto:
quando aveva 9 anni, a Les Laveuses, il paesino della Loira dove viveva insieme a sua madre e ai suoi fratelli, arrivarono i soldati nazisti.
La curiosità di bambini, la voglia di andare verso avventure emozionanti, avvicina le vite innocenti di Framboise, Cassis e Reine-Claude a quella di Tomas Leibniz, uno dei soldati.
E’ così che i piccoli Dartigen, in cambio di pettegolezzi, si improvvisano informatori nazisti ricevendo in dono piccoli tesori.
Il motivo che li spinge a rischiare così è, in parte, dovuto alla loro madre:
Mirabelle Dartigen, donna forte, severa, affetta da una misteriosa malattia che le fa odiare l’odore delle arance e che si imbottisce di antidolorifici per poter sopportare il suo malessere.
I suoi figli la temono e assecondano le sue manie.
Lei ricambia cucinando.
Perché, oltre la malattia, c’è quest’enorme passione per il cibo.
Tanto che Mirabelle tiene un album, dove segna in modo scrupoloso le sue ricette più riuscite.
E dove, accanto ai suoi piatti prelibati annota pensieri e accadimenti.
Qualcosa di terribile accadrà quell’anno a Les Laveuses.
Mirabelle e i suoi figli scappano lontano.
Anni dopo Framboise, che ha ricevuto in eredità proprio quell’album, torna nel paesino.
È invecchiata, vedova, ha avuto due figlie e, per mantenere la consuetudine familiare, anche lei ha deciso di chiamarle con nomi che ricordassero cibi:
e così, dopo Framboise, Cassis e Reinette (come la mela), abbiamo Pistache e Noisette.
Boise ha cambiato cognome, ha comprato da suo fratello la casa di famiglia e ha aperto un locale dove riproduce le ricette di sua madre.
Ma il passato, puntuale come un orologio, torna a bussare alla sua porta.
E a chiedere il conto.

La mia opinione su Cinque quarti d’arancia di Joanne Harris

Cinque quarti d’arancia è uno straordinario romanzo che mescola sapientemente i profumi e i sapori della Loira con la vita drammatica dei protagonisti.
La storia cattura l’attenzione, appassiona, lascia col fiato sospeso, fa arrabbiare, ti fa pregare che tutto vada per il verso giusto.
Non riesco mai ad essere completamente imparziale quando si tratta di Joanne Harris.
Soprattutto leggendo le sue prime opere.
E immergendomi a distanza di qualche anno nelle pagine di questo romanzo mi sono resa conto che, in effetti, la sua svolta verso il genere thriller non è del tutto inaspettata.
Bastava semplicemente leggere tra le righe.

CINQUE QUARTI D’ARANCIA
Joanne Harris
Garzanti Elefanti, 2003, 405 pag.
ISBN 8811685508

Silbietta
40enne, mamma di una ex Vitellina, moglie di un cuoco provetto. Le mie passioni: lettura e scrittura. E ZeBuk. Fresca Expat in quel di Londra, vago come un bambino in un negozio di giocattoli nei mercatini di libri usati. Forse è questo il Paradiso!

4 COMMENTS

  1. E’ proprio inutile… non basta il tempo a leggere tutto quello che ci sarebbe da leggere seriamente!
    Aveva ragione Nex quando diceva che bisogna trovare il modo di selezionare… 🙂

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