La paura può assumere varie forme.
Ed è commisurata al nostro vissuto, al nostro carattere e alle nostre insicurezze.
Qualche tempo fa, una nostra lettrice, leucosia, ci ha inviato un’email chiedendoci se poteva, in qualche modo contribuire al nostro tema mensile (che poi si allungato a tutta l’estate).
E ci ha proposto un piccolo racconto di vita vissuta.
Una vita nella quale la malattia e la paura vengono sconfitte dalla voglia di normalità.
E io credo che leggere un guest post come questo è di aiuto per tutti.
Perchè, a volte, riuscire a trovare il coraggio di compiere gesti quotidiani come l’attraversare la strada può contribuire a donarci una forza e un coraggio che credevamo di non avere.
Per cui grazie Leucosia per il tuo contributo.
E buona lettura a tutti voi…ne vale la pena.
Il mio vero nome è Simona e sono blogger da anni. Ho iniziato a scrivere e pubblicare in rete quasi contestualmente alla scoperta di essere malata di sclerosi multipla. Quando scoprii di avere la sclerosi inizialmente risalire la china fu per me molto difficile: praticamente a digiuno di qualsiasi nozione medica al riguardo, vivevo alla giornata, spaventandomi per ogni possibile sintomo riconducibile alla malattia. Mi aiutò in quel periodo tantissimo scrivere, aprendo un blog. Sul diario online ancora oggi racconto le infinite peripezie legate all’evoluzione della malattia, dalla sua diagnosi ai mille impedimenti quotidiani che ostacolano il mio fisico, ma che non mi impediscono di vivere la mia vita come tutti gli altri e di viverla cercando di realizzarmi pienamente come donna e come madre. Nella vita abbiamo sempre dovuto affrontare lo spettro delle nostre paure. Da piccoli come da grandi. Chi di noi non ne ha avute? E chi di noi non ha provato a superarle? Bene. Quello che segue è il racconto di come ho avuto il coraggio di affrontare e risolvere uno degli ostacoli più grandi che la malattia di cui sono affetta mi ha parato davanti: la paura di non essere autonoma.
È una domenica mattina di metà giugno. La sera precedente avevamo deciso di uscire tutti e tre insieme per una passeggiata in auto fino al lungomare. L’auto è parcheggiata non proprio sotto al palazzo ma bisogna raggiungerla attraversando la strada. È proprio là di fronte, quell’involucro di metallo su ruote di gomma, meta ambitissima quanto desiderata. Ma c’è un ma. Mio marito è già lì, sta sistemando il piccolo nel sediolino dell’auto, mentre io resto per così dire al palo. Ho la stampella pendula sottobraccio e deglutisco a vuoto osservando l’asfalto sotto il tiepido sole di inizio estate. Lo osservo e penso che da sola non ce la farò mai. Ho bisogno del suo aiuto, per appoggiarmi e per attraversare quei metri che mi separano dalla macchina. No. Da sola proprio no. Vedete, avere un handicap a volte è amplificato dalla nostra insicurezza. E bisogna farsi coraggio per diminuire questa insicurezza, questo auto convincimento in negativo. E sfidare se stessi anche in imprese che possono sembrare improponibili.
Non so come riuscii ma quel mattino qualcosa scattò in me. Lui non poteva riattraversare la strada per venire da me. Piuttosto ero io che dovevo raggiungerli, in qualunque modo. E così feci. Un passo dietro l’altro, accompagnata dalla stampella, complice la strada semivuota di auto in transito, percorsi quei pochi metri. Il bello è stato vedere la sorpresa che ho provocato in mio marito: intento com’era a mettere la cintura di sicurezza al bambino si accorse del mio spericolato attraversamento stradale soltanto nel momento in cui gli dissi : “Su, sali in auto e metti in moto che sono già qui!”
Ogni volta che la paura mi attanaglia, una paura che purtroppo ha sempre un legame con la mia malattia, cerco di eliminarla pensando a quel famoso attraversamento. E pensando a tutto quello che sono riuscita a fare, nonostante tutto. Impegnandomi per il futuro, abbattendo quelle barriere che artificiosamente ho ancora dentro di me. La mia prossima sfida? Abbandonare definitivamente la stampella nel portaombrelli!
Io ti conosco da un po’ attraverso il tuo blog, e ti ammiro sempre più, ogni volta che ci racconti di come affronti tutto quello che riguarda la vita… Quello che ci hai raccontato è l’esempio che è possibile combattere contro le avversità, mettendoci tanta forza di volontà, molto spirito e un pizzico di ironia, anche…
Grazie del tuo contributo, Leucosia!
ringrazio lo staff di Zebuk, Silbietta e Polepole la primissima a commentarmi! grazie oggi è una giornata di quelle che nella sua delicata complessità legata alla malattia -sono in piena ricaduta, ahimè!- è rischiarata dalle vostre parole di sostegno fiducia e incoraggiamento…rileggere di questa mia piccola grande conquista mi fa credere che presto potrà di nuovo ritornare ad essere la ragazza che attraversa la strada, superato questo momento dovuto alle bizzarie della sm!per cui ancora grazie a tutti!
Te l’ho già detto in privata sede e te lo ripeto alla luce del sole: sei una donna forte e, attraverso quello che scrivi riesci a trasmettere positività.
E, credimi, quando ti leggo, io che di mio sono una pessimista di natura, mi sento un pochino meno negativa di prima.
Ecco.
Ti mando un abbraccio: che possa in qualche modo giungerti per darti forza quando arrivano i momenti no.
E non smettere mai di scrivere.
E’ un piacere leggerti
piccola meraviglia che sei di coraggio e forza e sopratutto di voglia di vivere…. mi dai una grande energia, più di quanto me ne da il sole che manca qui… ti abbraccio con tutto il mio affetto
ciao cara, buona estate
grazie a silbietta, patrizie e artemisia! per aver lasciato un commento così gradito!
Cara Leucosia, sei un fiore d’acciaio da abbracciare con stima e affetto.
Grazie di cuore…
C’è un detto della mia regione che dice così “che il lupo ti corra accanto sempre e ovunque”…come buon auspicio!
Ciao
Ciao sono Gaetano. In tempi non molti lontani avevo molto paura. Un giorno, imbattendomi per caso, in un articolo di fisica quantistica, il mio mondo è cambiato. Da quel momento non ho più smesso di studiare. Adesso mi sento un uomo felice, carico di vitalità. Attraverso lo studio della materia ho scoperto veramente cos’è la vita e perché ne vale la pena viverla. Un abbraccio.