Luana Troncanetti: Mamma, a cosa serve la vagina?

Alzi la mano chi non si è trovato almeno una volta nella situazione di dover spiegare al proprio figlio come nascono i bambini.
O chi, invece, teme che arrivi quel giorno prima di avere la risposta giusta.
Posto che una risposta “giusta” e unica probabilmente non c’è, magari potete trovare qualche spunto interessante (oltre a ridere di gusto) con il racconto dell’ospite e amica di oggi.
Ecco a voi, in tutto il suo splendore, Luana Troncanetti, meglio conosciuta come La Staccata.
Buona lettura!

Mamma, a cosa serve la vagina?

Disporre di un figlio che inizia a leggere presto è, per alcuni genitori, motivo di vanto sfrenato.
Per quanto mi riguarda, considero la faccenda come una semplice trasmissione di frammenti del mio DNA e, come scoprirete di seguito, anche di una discreta gatta da pelare.
Le domande difficili di Alessandro sono iniziate con largo anticipo sulla canonica tabella di marcia.
A scanso di equivoci, preciso che la questione mi ha regalato impagabili attimi di tenerezza mista a orrore e non poderose dosi di ingiustificato orgoglio mammesco.
Avere un bambino che ad appena due anni costruisce le sue brave speculazioni sul meccanismo del parto non è, ve lo assicuro, una passeggiata di salute.
A quell’età aveva già elaborato una sua personalissima teoria secondo la quale, arrivata al termine della gravidanza, la mamma si reca in ospedale e il dottore disegna uno sportellino sulla pancia per tirare fuori il bambino.
Dopo di che, lo lecca bene come si fa con i gattini e lo riconsegna alla mamma tutto pulito e tutto profumato.
Non me la sono sentita di contraddirlo.
Scrupolosa pulizia del pelo a parte è, nel caso di un parto cesareo, più o meno ciò che avviene nella realtà.
Non ha chiesto altro, io non ho aggiunto una virgola alla sua strampalata congettura.
L’ imbarazzo di noi genitori nell’affrontare certi argomenti nasce dalla paura di dover dire tutto, ma proprio tutto.
Come invece insegna Barbara Summa nel suo illuminante “La risposta del cavolo” farla troppo complicata può metterci sul serio in difficoltà; il piccolo segreto è quello di fornire spiegazioni in modo naturale e semplice, lasciando che sia il bambino a condurre il gioco ed evitando di strafare. Non è facilissimo, intendiamoci, altrimenti nessuno si prenderebbe la briga di scrivere libri sull’argomento, però con un minimo di sangue freddo possiamo cavarcela. Forse…

Il difficile, nel caso specifico del mistero della procreazione, è trovare una via di mezzo fra le panzane sui cavoli e la reazione isterica di chi, preso dal panico, inizia a catalogare gli strumenti necessari all’atto sessuale con termini scientifici che metterebbero in difficoltà anche un anziano ginecologo.

E’infrequente che i nostri figli ci torchino su un determinato argomento in un’unica soluzione, anche se percepiscono degli spazi vuoti per colmare il puzzle.
La mia esperienza personale, sommata a quella di tante amiche, mi ha insegnato che quando un pargolo chiede se è vero che i bebè escono da lì sotto, spesso è sufficiente rispondere con un laconico: “Sì, è vero”.
Registrerà l’informazione senza subire alcun “trauma” e il più delle volte senza chiedere di più; questo ci farà guadagnare tempo e soprattutto spazzerà via dalla sua bella testolina l’idea che i neonati ciccino fuori da altri orifizi, tipo l’ano, la bocca o fantomatici sportellini disegnati sul ventre materno.

ALE LUANA

In età più “adulta” (aveva poco più di cinque anni, per questo vi dico che il lettore precoce non è un soggetto facile da maneggiare) ho trovato mio figlio che osservava con interesse un’illustrazione su un libro di scienze per bambini.
Era un’immagine che, senza lesinare alcun particolare o nomenclatura, mostrava chiaramente l’interno del ventre di una donna in procinto di partorire.
Mi ha posto diverse domande, la prima delle quali è stata:

 

“Mamma, a cosa serve la vagina?”

 

Ho risposto con la massima semplicità raccontandogli anche che il ginecologo ha dovuto stanarlo con la ventosa perché proprio non voleva saperne di uscire fuori.
Non mi ha però chiesto come facciano i bambini a infilarsi nella pancia.
Per nulla turbato dal racconto della sua nascita, si è solo scusato per avermi causato tanta sofferenza (quella della sopportazione femminile del dolore è un argomento che lo affascina di brutto, dice che le donne sono delle “eroee”), ha pensato bene di ribattezzare la vagina come “il punto basso”.
Così,  un giorno in cui mia sorella (milanese d’adozione) è scesa a Roma per il consueto ricongiungimento familiare, ha dato luogo a questa gustosa conversazione telefonica con mia madre:

 

Alessandro: “Nonnaaa!Ciao! Fra poco ti vengo a trovare. Mi fai parlare con le cuginette?”
Nonna: “Tesoro, adesso non ci sono. Sono andate a trovare un bambino piccolo appena nato.”
Alessandro: “Ambe’, certo che è piccolo, se no sai che dolore per la mamma lì al punto basso?Il punto basso delle donne, nonna, si chiama vagina. I bambini escono da lì, sai?”

 

Conoscendo mia madre, che mi ha confessato come nascono i bambini soltanto quando ero al settimo centimetro di dilatazione, non deve essere stato un momento semplicissimo per lei.
Forse è grazie ai suoi metodi di allevamento filiale che, nonostante mi professi una donna discretamente illuminata su certe questioni, ringrazio il cielo di un fatto: alla veneranda età di nove anni mio figlio non mi ha ancora chiesto come funziona l’atto sessuale.
Per questo accendo un cero in chiesa tutte le mattine, ma non spargete troppo la voce in giro perché non ci faccio una gran bella figura.

 

Luana Troncanetti aka La Staccata

 

 

5 COMMENTS

  1. Ma non è detto che te li chieda, magari, come Figlio 2 mio te lo viene à spiegare ( ” mamma, una cosa però non l’ho capita, ma come si cacciavamo Il tampone?”)

  2. @Mammasterdam: tesoro, i tuoi figli sono campioni indiscussi di domande imbarazzanti, altrimenti “La risposta del cavolo” l’avrei scritto io e non tu 😉
    @polepole: tremo anch’io, ma prima o poi dovremo affrontare anche “l’indomandabile”. “A chi tocca nun se ngrugna”; dovesse capitare prima a te fammi un fischio per raccontarmi come te la sei cavata.

  3. Io ho iniziato a tremare da un po’…che qui una delle materie a scuola è educazione sessuale (e secondo me non la spiegano con la dovuta precisione dato l’alto tasso di adolescenti mamme…).
    Quindi per lei è normale parlare di determinate cose…(per mio marito un filo meno, ecco).

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