Se c’è un romanzo che lavora sul legame tra linguaggio e corpo, è Giochi di mano di Manuela Lunati; e quel legame permette qualcosa di apparentemente impossibile, che un corpo parli, dica qualcosa. Il corpo di una donna che ha subito violenza è ovviamente muto, ma il lavoro che la violenza ha svolto sul suo linguaggio – proiezione, premessa e conseguenza di quello che le botte hanno svolto sul suo corpo – è invece molto esplicito ed eloquente. Ma bisogna saper intendere quel linguaggio.
Ecco perché Manuela Lunati deve spiegare quella idea di “straniero” che non è minimamente legata alla nazionalità del protagonista. Questa è solo un artificio estetico: sarebbe stato uno straniero anche se nato nello stesso paese e parlando la stessa lingua. Lo straniero applica il suo schema di relazione, di potere, senza chiederlo e attendendosi complicità; ma questa può venire solo dalla soggezione e non da una libera scelta, che non ci sarà mai.
Anche in questo nodo complesso Lunati si mostra estremamente analitica senza essere fredda. Non si può chiamare complicità verso la violenza quella della protagonista, anche se una distratta opinione pubblica spesso la chiama così. Quello che viene descritto è un potere che prende il sopravvento perché ritenuto impossibile, incredibile, lontano e straniero anche lui e invece entra senza che si opponga resistenza nel quotidiano, rendendolo invivibile. Ciò che viene descritto è il sentire la violenza, che è ben altro che capirla; mentre la consapevolezza forse difenderebbe dalla violenza, o per lo meno potrebbe consentire di farlo con uno sforzo di oggettivazione, il sentirla non impedisce il credere che non sia vera e che non si ripeterà – mentre intanto distrugge proprio la possibilità di potersi ribellare.
Ma quella possibilità c’è sempre – e questa non è una delle tante le soluzioni immaginarie che un romanzo può opporre agli insormontabili problemi della vita reale. Alla fine di un percorso anche autodistruttivo c’è un numero di telefono, un luogo, altre nuove parole che cominciano una strada di uscita.
Su quella strada, ancora difficile per molte donne, c’è anche Giochi di mano di Manuela Lunati.
Giochi di mano
Manuela Lunati
Rai-Eri, 2013, p. 125, €. 9,35
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