
Un vecchio treno fischiò pigramente annunciando che usciva dalla stazione di Shibuya diretto a sud. Pochi istanti più tardi, il fumo della locomotiva riempiva tutto il quartiere, macchiando l’azzurro purissimo del cielo di Tokio. Nello stesso momento, come tutti le mattine, il professor Eisaburo Ueno aprì la finestra della cucina affacciata sul fiume e le sue labbra si incurvarono compiaciute nel vedere che i mandorli sorridevano e il sole dorava i loro primi germogli.
La recensione di Hachiko, Lluís Prats Martínez
Fin dalle prime righe del libro veniamo catapultati subito nel Giappone dei primi decenni del novecento.
Il colto professore Eisaburo Ueno è un uomo molto abitudinario: ogni mattina si sveglia, apre la finestra per guardare i mandorli, beve nella quiete il suo tè, saluta la moglie e la figlia e va in stazione per prendere il treno che lo porta all’Università. Così fa tutte le mattine.
Il professore e la moglie hanno deciso di prendere un cucciolo di cane alla figlia.
Quanto per la prima volta il professore vede il cucciolo di akita, stremato per il lungo viaggio, è come un colpo di fulmine. Un colpo di fulmine ricambiato.
Il professor Eisaburo firmò sul registro e poi fece una cosa che mai si sarebbe sognato di fare, e cioè prese la bestiola fra le mani e si sorprese della sua leggerezza. “Non deve avere neanche due mesi”, pensò, dandogli una carezza. Il cane, bianco come i fiori di ciliegio o di cotogno, si rannicchiò tra le sue braccia e subito emise una specie di sospiro. Prima che il professore uscisse, seguito dal giardiniere Kikuzaburo, che reggeva la lanterna, si era già addormentato».
Da quel giorno il professore e Hachiko (questo sarà il nome del cane) diventano inseparabili.
Il professore lo tratta come una persona, portandolo al parco e spiegandogli la natura e viene ripagato da un cane ubbidiente e fedele, che lo accompagna ogni mattina a prendere il treno e poi se ne torna a casa, fino al momento in cui, arrivata la sera, inizia a scalpitare per ritornare in stazione a incontrare di nuovo il suo padrone.
Purtroppo, un giorno, quando Hachiko ha circa un anno e mezzo, il professore Eisaburo esce per un congresso, seppur con le rimostranze del cane, ma non rientrerà più perchè muore all’improvviso.
Ma Hachiko lo aspetta quella sera. E tutte le sere a seguire.
Non importa se dopo qualche anno la vedova decide di trasferirsi e di dare Hachiko a dei parenti in campagna, lui scappa e ritorna davanti alla stazione.
Le perosone che conoscevano il professore lo aiutano, lo nutrono, lo difendono.
Fino alla fine.
Fino a quando Hachiko si addormenterà per andare ad incontrare il suo amato professore.
Nel preciso momento in cui Hachiko chiudeva gli occhi per non aprirli mai più, la porta della stazione si aprì lentamente e un bastone col puntale d’argento incominciò a battere sul selciato. “Sei ancora qui Hachiko?” gli sorrise il nuovo arrivato. “Me lo aspettavo. Bravo. Mi dispiace che tu abbia dovuto aspettarmi un po’ più del solito, oggi, ma ho perso il treno”.
La mia opinione su Hachiko, Lluís Prats Martínez
Una storia che conosciamo, quella di Hachiko, grazie anche all’addatamento americano con protagonista Richard Gere, ma non per questo meno commuovente.
Preparate i fazzoletti perchè questo libro vi farà piangere: una storia che ci trasmette il vero valore della fedeltà e della amicizia, grazie alla penna delicata di Lluìs Prats, e impreziosita dalle illustrazioni ad acquerello di Zuzanna Celej.
A corredo della storia, foto e informazione su questa storia vera, accaduta in Giappone tra il 1924 e il 1935 .
Un libro per ragazzi, ma anche per adulti, perchè la storia è talmente intensa che vale la pena leggerla, indipendentemente dall’età.
Hachiko è vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2018, per la categoria +6.
Hachiko. Il cane che aspettava
Lluís Prats Martínez
Traduttore: A. Cristofori
Illustratore: Zuzanna Celej
Albe Edizioni, 2017, 160 pag., 14.90 €