
Quando mio padre insistette perché io frequentassi quella scuola della Palermo bene, sapevo già che sarebbe stata vita difficile per uno che veniva da Brancaccio. Ero come un pezzo di pane duro in un piatto di ostriche.
La recensione di Di niente e di nessuno, Dario Levantino
Rosario vive a Brancaccio e frequenta un liceo scientifico dove si sente un pesce fuor d’acqua, è sistematicamente ignorato dai compagni tranne in casi di necessità, un giorno manca un ragazzo per giocare a calcio nel campetto, e così, Rosario scopre di avere un grande talento come portiere. Per far contenta la madre e per una specie di voglia di riscatto il ragazzo si mette a giocare con la squadra del suo quartiere, la Virtus Brancaccio, dove si trova ancor più spaesato che a scuola. Lui si interessa degli antichi e dei loro miti mentre i suoi compagni pensano alle minacce e al doping.
Erano così gli antichi, non si spaventavano di niente e di nessuno: quando c’era uno che sgarrava, lo ammazzavano come un cane.
Per una serie di coincidenze la scoperta di questo talento ereditato dal nonno omonimo coincide con la rivelazione di alcune questioni riguardanti la sua famiglia che Rosario dovrà elaborare e affrontare senza paura di niente e di nessuno.
Un romanzo d’esordio breve ma intenso sulla scoperta della vita adulta, ambientato in una Palermo spietata.
Di niente e di nessuno
Dario Levantino
Fazi, 2018, p. 159, €. 17,50