C’è da dire che nel marzo del 1943 i monasteri delle isole Solovetskij, sul mar Bianco, non erano già più un Gulag, ma una base militare.
Rinchiudevano però alcuni prigionieri di guerra, scelti tra i più giovani e in forze da diversi campi sparsi per il paese. Portati lì per scavar fossati e costruire baracche e fortificazioni.
E uno di questi ero io.
La recensione di La terra, il cielo, i corvi di Teresa Radice, Stefano Turconi
Punteggiato da citazioni di Tolstoj e Rigoni Stern, da cui prende in prestito il titolo, La terra, il cielo, i corvi racconta la fuga disperata di tre soldati nemici costretti ad aiutarsi pur di vivere.
Nella stessa notte fuggono dalla base militare dove erano tenuti prigionieri Fuchs, la volpe, soldato tedesco, e Attilio, alpino italiano. Nella fuga fanno un prigioniero, il soldato russo Ivàn. Tre uomini diversi con in comune una manciata di parole straniere che ciascuno ha appreso nella convivenza forzata della prigionia.
Ci si può comprendere davvero senza parole? Sembra assurdo eppure si può. E anche noi impariamo che bisogna leggere il corpo, lo sguardo, il volto prima che ascoltare le parole. Parole che sono espresse nella lingua di chi le pronuncia, senza sottotitoli per i lettori che hanno solo i disegni e i commenti di Attilio per leggere e comprendere i fatti.
La mia opinione su La terra, il cielo, i corvi di Teresa Radice, Stefano Turconi
Tre uomini fuggono attraverso la bellezza imponente dell’inverno russo. Tra neve fitta e immacolata, lungo i binari neri della ferrovia, su vagoni gelati, tra le izbe dai camini fumanti.
Una fuga che seguiamo senza riuscire a staccare gli occhi dai disegni monumentali, pazzeschi, bellissimi di Stefano Turconi. Spesso capita di leggere graphic novel con illustrazioni interessanti per stile e colori ma qui siamo a livelli altissimi. Qui si parla di ARTE al suo meglio, di capolavori. Per tratto, tecnica, acquerelli finissimi con mille gradazioni di colori. Come abbia fatto Turconi a rendere le infinite sfumature del bianco o a farci percepire il profumo dei boschi italiani in autunno, l’odore della terra grassa d’erba e di funghi o ancora il profumo delle pietre assolate rimane un mistero. Ma che maestrìa, che bravura impareggiabile.
Le parole di Teresa Radice, autrice che ad ogni lettura si riconferma penna abilissima, descrivono ogni singolo moto, ogni paura, speranza, morso di vita che Attilio e i suoi sfortunati compagni incontreranno. Teresa Radice è poetica, sa far vibrare le parole e tratteggia un ritratto a tutto tondo di Attilio ma soprattutto della guerra. Guerra che trasforma e costringe l’uomo a farsi nemico del suo simile ma che non riesce a cancellare l’amore per la vita, la terribile nostalgia per ciò che si è lasciato a casa e l’irrefrenabile desiderio di andare avanti, di farcela, di conquistare la libertà anche a costo di uccidere.
Perché finché c’è il brivido della vita, finché la vita la si può assaggiare, guardare dritto in un paio d’occhi profondi come acqua di lago, allora c’è speranza. La speranza del ritorno. La speranza del futuro.
L’unica mio grande dispiacere è di averlo letto in digitale perché sì, il digitale è bello, pulito, quasi ecologico, ma l’illustrazione ha bisogno ancora della carta, almeno per me.
Una piccola anteprima di ciò che troverete nel volume
La terra, il cielo, i corvi
Teresa Radice, Stefano Turconi
Bao Publishing, 2020, p. 208, €. 20,00