
Per quanto dolore si possa aver accumulato, capita che la vita ricominci da capo.
Dopo Quel che affidiamo al vento, Laura Imai Messina torna a un luogo incredibile eppure reale del Giappone. E, nel viaggio in cui ci conduce, ci permette di avvicinarci a un modo diverso di concepire la vita e i suoi smarrimenti. Ma soprattutto ci dona una delle chiavi essenziali per interpretare il presente: quella per ritrovare la felicita perduta.
Doki Doki どき どき :
è il suono del cuore un attimo prima di un’emozione, quando si cresce e si impara la vita.
La recensione di L’isola dei battiti del cuore, Laura Imai Messina
Shūichi è un illustratore, ha quarant’anni ed è ossessionato dai battiti del proprio cuore.
Impariamo a conoscerlo dai vaghi ricordi che ha del suo passato, l’unico ricordo forte che ha è quello della madre, che per troppo amore e troppo timore, ha sempre tentato di proteggerlo nascondendogli quel passato.
Serviranno l’innocenza di un bambino e la caparbietà di una donna per ricongiungerlo a sé e al mondo di cui ha tanta paura.
Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici.
La mia opinione su L’isola dei battiti del cuore, Laura Imai Messina
Io ve lo devo dire: sto centellinando questa lettura, poche pagine alla volta, anche se la voglia è di divorarlo da quanto mi sta piacendo.
Ma mi fa un bene così grande leggerlo piano, gustarmi ogni parola, farmi coinvolgere da ogni dialogo… Mi fa un bene così grande perché, come mi capita molto spesso, L’isola dei battiti del cuore di Laura Imai Messina è arrivato proprio al momento giusto, mi ha chiamata dalla libreria e ha fatto in modo che sentissi il bisogno impellente di averlo e soprattutto leggerlo.
Vi dirò di più: ho sentito il bisogno di sottolineare certe frasi, fare l’orecchio ad alcune pagine. Siete sconvolti? Per me è il più grande complimento per un libro, questo. È la prova di quanto mi senta affine al protagonista, alle sue vicende, alla storia che narra: è come se si fosse trasformato in un diario personale, con tanto di appunti a lato, e ricordi e emozioni…
Nel sud-ovest del Giappone, in una pozza di mare condivisa da due province, Kagawa e Okayama, nuota un’isoletta unica al mondo: Teshima. Sulla punta orientale dell’isola, sorge un minuscolo edificio in cui sono catalogate le pulsazioni del cuore di decine di migliaia di persone, alcune vive altre già ombre, provenienti dai luoghi più disparati del pianeta. Si chiama Shinzō-on no Ākaibu, l’Archivio dei Battiti del Cuore.
Il problema è che non ho ancora finito di leggerlo, questo libro, quindi questa mia recensione è solo parziale (ma tornerò a commentarla a fine lettura). Credo sia importante saperci concedere del tempo di lettura in più, se crediamo che quel determinato libro abbia bisogno di più tempo, quando ci sta donando emozioni forti, spesse, dense, come sta capitando a me con L’isola.
Oppure può essere utile concedere una pausa anche lunga, prima di riprendere fra le mani una storia che sentiamo vibrare più di altre… (a me questo è successo per esempio con Lolita di Nabokov).
Posso dirvi però che Shūichi e Kenta stanno diventando miei amici, mi stanno ricordando cose che a volte dimentichiamo tutti quanti, soprattutto mi stanno ricordando che anche i momenti brutti, quelli tristi, quelli neri, possono diventare preziosi, perché solo trovando la forza di affrontarli si può divenire adulti e imparare a «immaginarsi felici».
L’isola dei battiti del cuore
Laura Imai Messina
Piemme, 2022, p. 300, €. 18,90