La guardia, il poeta e l’investigatore, Jung-myung Lee

La vita può non avere una ragione precisa, ma la morte esige chiarezza, una ragione certa, non come prova di sé, ma a beneficio dei sopravvissuti.

La recensione di La guardia, il poeta e l’investigatore di Jung-myung Lee

La storia che sto per raccontarvi non parla di me, parla di come la guerra annienta l’animo umano e di come la crudeltà porta alla morte persone senza colpa. È un racconto su coloro che ho incontrato, quelli che non possono considerarsi uomini, e i più innocenti tra gli uomini.

Nel 1944 la Corea è occupata dal Giappone e non è permesso alla popolazione, soprattutto nella prigione di Fukuoka, di parlare la propria lingua.
Una guardia del carcere viene trovata assassinata in maniera brutale e dell’investigazione viene incaricato un collega, giovane e molto sensibile.

La vittima era temuta e odiata per la sua brutalità, ma dalla sua inchiesta emerge uno scenario sorprendente: “il passato di un povero analfabeta orfano dei genitori, il faticoso riscatto attraverso il lavoro, la carriera nella prigione, la scoperta di una passione inaspettata, il ruolo di “censore” con l’incarico di controllare la corrispondenza in entrata e in uscita dal carcere. E soprattutto il legame con un detenuto particolare, un famoso poeta coreano, autore di scritti sovversivi.”

La mia opinione di La guardia, il poeta e l’investigatore di Jung-myung Lee

Autoritratto
Solo, costeggio i piedi della montagna
verso il pozzo isolato accanto alla risaia e vi guardo dentro.
Nel pozzo la luna lucente, le nuvole ammassate,
il cielo vasto e blu e il sibilo del vento ed è autunno.
E c’è un uomo.

Non posso dire che non mi sia totalmente piaciuto, questo romanzo: lo sguardo particolarmente sensibile del secondino incaricato delle indagini è potente, scava a fondo negli animi, è toccato a sua volta dalle poesie che legge (si tratta delle poesie del poeta coreano Yun Dong-ju, morto nella prigione di Fukuoka nel febbraio del 1945). Forse lo scrivere – giustamente – in prima persona ha rallentato il ritmo, forse si è scavato troppo a fondo, forse non era propriamente il momento giusto, per me, di leggere questo libro, fatto sta che è stato difficile arrivare all’ultima pagina.

Niente da dire però su come siano celebrati la forza della poesia e della letteratura e il potere delle parole, di come sia dissezionata e analizzata la violenza umana, che è descritta nei particolari, fino a definire “un universo di contrasti”: le terribili condizioni dei detenuti, obbligati ad abolire il proprio nome, la costante violenza fisica e psicologica alla quale sono sottomessi, il raggio di luce e di speranza dei poemi del poeta Yun Dong-ju le cui parole diventano “merce di contrabbando, sfida provocatoria e coraggiosa alla crudeltà degli esseri umani.”

Molto interessante anche per capire la situazione storica e le dinamiche di un paese vessato dell’occupazione.
Proverò a rileggerlo in un altro momento.

La guardia, il poeta e l’investigatore
Jung-myung Lee
Sellerio Editore Palermo, 2016, 387 pag., € 16.00

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Nicoletta
Classe 1983 anni, romagnola, mamma di due splendidi bambini e di una stella nel cielo. Programmatrice, lettrice e multitasking (o almeno ci si prova!) Mi piace la lettura da sempre, ho voluto una libreria ampia e spaziosa nella casa nuova, che accogliesse tutti i miei libri. A natale, stufo dei libri accatastati ovunque, mio marito mi ha comprato un ereader. Ed è stata la fine…..

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