Due chiacchiere con… Chiara Cecilia Santamaria aka Wonderland

Navigando il web e esplorando i tanti siti non può essere sfuggito il divertentissimo e acuto blog di Wonderland, al secolo Chiara Cecilia Santamaria. Nato come auto-analisi psicologica e angolo catartico di una giovane donna alle prese con una maternità improvvisa e di certo non attesa, è diventato l’angolo bar dove molte mamme (e non solo) si incontrano per sbirciare la vita di una di loro e avere sollievo dalle proprie angosce: tanto può la condivisione e una sana risata.

E’ appena uscito per Rizzoli il primo libro di Chiara Quello che le mamme non dicono, e allora abbiamo pensato di sentire la diretta interessata riguardo alcuni argomenti.

Ma che davvero? Diventare mamma da giovani e quando meno te lo aspetti. Questa la tua presentazione sul blog.

Beh non ero proprio giovanissima, ma a me sembrava comunque “troppo presto”: appena uscita di casa, lavoravo da poco saltando da uno stage a un co.co.pro ed ero fidanzata da meno di un anno. Probabilmente se molte donne rimandano il primo figlio a “dopo i 30” è anche per queste ragioni: a 27 anni per molte la vita è ancora “work in progress”. Quelle due lineette sul test mi hanno gettato nel panico! Diciamo anche che l’orologio biologico non sapevo nemmeno cosa fosse… Avevo un grande istinto per aperitivi, feste, viaggi e mojito ma ancora poco, pochissimo istinto materno

E poi quale è stata la tua chiave per continuare ad affrontare questa avventura, bellissima (e ci sarebbero da scrivere fiumi di parole, come dicevano i Jalisse…) oltre che indeclinabile?

Ho deciso di diventare mamma ma con l’intenzione di portarmi dietro me stessa, senza perdere sfaccettature della mia personalità o “sparire” dietro al ruolo. Non mi ritrovavo nell’immagine “ufficiale” di mamma, quella che nonostante facesse continue riunce e sacrifici era completamente appagata dal pupo e sembrava non aver bisogno di altro. Per essere felice, e di conseguenza rendere felice mia figlia, avevo bisogno di viverla in modo diverso. Ho deciso di raccontare la storia a modo mio aprendo un blog, machedavvero.it, dove ho raccontato la mia gravidanza prima e la maternità poi da un punto di vista diverso, senza occhi costantemente a cuoricino e con una buona dose di ironia e spirito critico.

La tua sfera privata, intendo quella di donna e persona, ha subito degli stravolgimenti: dal Pampero ai Pampers, come ci dici tu. Quanto hai sacrificato, quanto rimpiangi e cosa,invece, ti ha sorpreso di te dopo la maternità?

Beh, le rinunce ci sono, è innegabile, ma ho cercato di trovare un equilibrio tra il tempo con la Polpetta e il tempo per me. Ho la fortuna di avere l’aiuto delle nonne, è davvero impagabile e mi permette di prendermi molte libertà. Insomma, sono arrivati i Pampers ma non ho pensionato il Pampero! Yahoo! Se da una parte sono rimasta la stessa di prima, dall’altra ho però scoperto che la storia delle rinunce che non pesano è vera: che l’amore arrivi al primo sguardo o se, come è successo a me, serve un po’ di tempo per prendere le misure col pupo, è impossibile non farsi in quattro per il proprio bambino.  La maternità mi ha reso sicuramente una persona migliore, e mi fa continuamente stupire di me stessa.

Il nostro è un blog letterario, anche se la parola è ancora troppo grossa per noi, e giusto ieri è uscito il tuo libro “Quello che le mamme non dicono”. Ce lo fai un piccolo sunto? Che tipo di libro sarà?

Il libro prende spunto dalla mia esperienza. E’ la mia storia, quella di una ragazza che si ritrova incinta all’improvviso e si pone in modo diverso dal solito rispetto all’esperienza della maternità. Per alcune l’amore per il proprio figlio è istantaneo, per altre un percorso a ostacoli: questo è il mio. Il tutto è raccontato con sguardo molto ironico, un po’ come sul blog, prendendomi molto poco sul serio e raccontando i retroscena tragicomici di una vita quotidiana improvvisamente fatta di pannolini, pianti, pappe e ninne nanne. La strada dall’aperitivo delle sette di sera al biberon delle tre di notte non è mica così facile. E’ a metà tra un romanzo e un antimanuale, nato un po’ per smitizzare la figura della mamma perfetta, sempre capace e soprattutto sempre felice.

Siamo sul web e probabilmente per chi fa parte della blogsfera, pubblicare un libro è una piccola meta; quale è stata la tua strada?

Ho avuto un culo stratosferico!! La mia editor ha letto il mio blog e mi ha scritto una mail in cui mi chiedeva se per caso avessi voglia di scrivere un libro. Per poco non ci sono rimasta secca dall’emozione!

Ultima doverosa domanda per noi di Zebuk: due titoli di libri che hai nel cuore, quelli che torni a rileggere ogni tanto e che sono la tua scialuppa di salvataggio.

Un uomo di Oriana Fallaci, un libro forte, pieno di passione. E Non ti muovere di Margaret Mazzantini. Adoro il suo modo di scrivere. Se un giorno riuscissi a trasmettere con la scrittura un decimo delle emozioni che regala lei, mi riterrei una donna realizzata

Qui sotto un anticipo dell’introduzione :

‘Se nei primi giorni cambiate il nano con l’attenzione che dedichereste alla coppa in cristallo di Boemia di vostra zia, passate le due settimane lo tirate su con la praticità del salumiere col coscio di prosciutto.
Sapete cambiare un pannolino al buio con abilità da PitStop ed evitare merdine a schizzo con lo scodinzolio tipico dello sciatore. […] Imparerete che il nano ama fare pipì nella frazione di secondo tra il momento in cui gli sfilate il pannolino sporco e quello in cui gli mettete quello nuovo. Che non tutte le potenti vibrazioni delle sue chiappe sono consistenti: in molti casi si tratta solo di gas chimici, infiammabili e velenosi.
Che se accorrete al primo lamento che fa, passerete la giornata a fare avanti e indietro tra il divano e la culla.’

Lucia Busca
Sono quella che legge due libri contemporaneamente, quella che ha l'e-reader, io piango quando la scrittura è bella, divento il protagonista del libro. Curiosa, tento di infilarmi in tutti i generi, scegliendo tra i grandi classici e osando nuovi autori. L'unica certezza che ho: non mi basterà questa vita per finire la mia lista dei desideri. "Io penso, disse Anna sfilandosi un guanto, che se ci sono tanti ingegni quante teste, ci sono tanti generi d'amore quanti cuori" (Anna Karenina)

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