Day 12: Arancio, cannella e candele accese, Caterina Falchi

La casellina numero 12 ci porta dritti a scoprire il secondo dei racconti inediti pensati appositamente per ZeBuk.
Questa volta abbandoniamo le atmosfere da paura e ritorniamo a quelle natalizie.
Lo facciamo in compagnia di una cara amica, Caterina Falchi, che ci regala questa storia che parla di ricordi.

Vi auguriamo come sempre una buonissima lettura!

 

Arancio, cannella e candele accese – Caterina Falchi

 

Alla grande finestra Giovanni guarda i fiocchi di neve scendere lentamente nel giardino interno.
A destra, ora dopo ora, vicino alla porta d’ingresso posteriore del palazzo vicino, due tavoli da giardino con attorno cinque o sei sedie abbandonate in modo disordinato perdono il loro aspetto vecchio e scolorito per acquisire quello morbido e etereo che solo la coltre bianca sa dare.
Il cielo è grigio, compatto, non c’è vento, il silenzio surreale che accompagna le nevicate mattutine riempie la testa e i pensieri di Giovanni che non riesce a staccare gli occhi da quello spettacolo struggente e delicato.
Giovanni abita in quel palazzo da qualche anno, da quando Marinella, sua compagna di vita se ne è andata.

Marinella amava tanto la neve, e questo Giovanni lo ricorda molto bene.
Ogni volta che la temperatura si abbassava e il cielo si faceva bianco Marinella metteva il suo naso fuori dalla finestra – oh quanto amava quel naso Giovanni! – e inspirava con forza per sentire il profumo della neve che arrivava puntuale dopo qualche ora.

La vita aveva regalato Marinella a Giovanni, e con lei tre figli che aveva amato con tutto il cuore ma che ora vivevano lontani.

Manca qualche giorno a Natale, Giovanni se ne sta alla finestra a contemplare quello spettacolo della natura e lascia che i pensieri corrano da soli quasi ad inseguire le emozioni che gli stessi evocano. 

Tante, sono tante le emozioni che Giovanni ancora sente andando a riprendere nella memoria pezzettini di una vita vissuta intensamente e a volte faticosamente.

Il Natale… quanti ne ha trascorsi Giovanni…
Ricorda ancora quando bambino trascorreva il Natale con mamma e papà.

Non era un bel periodo, c’era la guerra e di certezze ce n’erano poche.
Natale si festeggiava con poco perché poco c’era.
Mamma riusciva a raccattare dei pezzi di carta colorata con la quale decorava alla bene e meglio un abete striminzito che tenevano tutto l’anno in giardino.
Li appendeva all’abete con uno spago e a volte li fermava con delle mollette da bucato di legno se per caso soffiava il vento.
La sera della vigilia di Natale andavano tutti alla messa nella chiesa del paese e pregavano che la guerra finisse presto.
Il giorno di Natale lo trascorrevano in casa. Mamma cercava di fare del suo meglio per inventare un pranzo speciale ma le risorse non erano molte e quindi si giocava al gioco del “Immagina che”.
Giovanni, mamma, papà e le sue due sorelle dovevano a turno pensare a qualcosa di bello da immaginare e dirlo agli altri.
Così la minestra fatta con le bucce delle patate diventava una minestra di verdure da chef sopraffini e il pezzo di formaggio diviso fra i commensali diventava una fetta di gustoso tacchino al forno.
Giovanni giocava, partecipava, ma sentiva dentro di sé una tristezza struggente che ancora, dopo una vite, non dimentica.
Per fortuna le cose brutte passano e così anche la guerra.
Gli anni dell’adolescenza portarono un po’ di serenità e permisero alla famiglia di Giovanni di risollevare l’economia familiare.

Giovanni crebbe e divenne un giovane uomo.
In un giorno speciale incontrò Marinella, che bella era!

caterina in evidenzia

Era una delle ragazze più dolci che Giovanni avesse mai incontrato.
L’uomo ricorda ancora la prima volta che la vide.
Erano gli anni cinquanta, si incontrarono durante una festa di compleanno di un amico comune.
Giovanni aveva appena iniziato a lavorare mentre Marinella stava finendo la scuola superiore.
Fu amore a prima vista e qualche anno dopo si sposarono.
Quante vigilie di Natale e quanti giorni di Natale trascorsi assieme!
Giovanni si commuove ancora pensando e ricordando quanto Mariella ci tenesse a questi giorni.
La casa era addobbata a festa già da fine novembre e a dir il vero a Giovanni questa cosa faceva sorridere un po’, ma Mariella si entusiasmava come una bambina, le brillavano gli occhi e lui la lasciava fare.
L’abete veniva decorato ogni anno con dei colori diversi, Marinella amava creare sempre addobbi nuovi che poi regalava alle amiche.
Passava serate intere a cucire Babbi Natale in pannolenci, a creare ghirlande di finto pizzo con la carta bianca e soprattutto creava ogni anno dei centrotavola meravigliosi con i rami di abete che profumavano la casa di Natale.

Sì, quello era il profumo del Natale insieme al profumo delle arance e dei bastoncini di cannella che Marinella comprava in drogheria e che disseminava per la casa.

Il giorno di Natale poi la casa si riempiva di mille candele che Mariella lasciava negli angoli più impensati delle stanze.
Giovanni ancora ricorda la volta in cui urtò un paio di candele nella foga di aprire un regalo e di abbracciare Marinella. Fece quasi prendere fuoco all’abete e agli addobbi!
Gli anni passarono ancora, i tre figli divennero adulti e uno alla volta si allontanarono da casa.
Giovanni visse ancora tanti anni nella casa che sapeva di arance e bastoncini di cannella ma ad un certo punto divenne troppo grande per lui da solo, tanto che si trasferì nel posto con la grande finestra sul giardino interno.
Manca qualche giorno a Natale…
Giovanni continua a stare alla grande finestra e la neve continua a scendere.

Vorrebbe mettere il naso fuori per sentire il profumo della neve ma le gambe lo reggono poco e deve stare seduto su una sedia speciale con due grandi ruote che gli permettono di spostarsi senza affaticarsi troppo.
I tavoli da giardino con le cinque o sei sedie abbandonate in modo disordinato sono ormai completamente ricoperti di neve, il cielo non è più grigio, è nero.
In questo posto non c’è profumo di arancio, cannella e arrosto ma c’è solo profumo di disinfettante.
Non ci sono le luci delle candele ma solo le luci al neon in un corridoio lungo e asettico.

Si aggrappa ai ricordi Giovanni, è tutto quello che gli è rimasto dopo tanto amore dato e ricevuto; così si perde in un fiocco di neve, in un pezzettino di carta colorata lasciato a terra e nel riflesso di una candela accesa per riuscire a ritrovare almeno per un momento un pezzo della sua dolce e indimenticata Marinella.

Silbietta
40enne, mamma di una ex Vitellina, moglie di un cuoco provetto. Le mie passioni: lettura e scrittura. E ZeBuk. Fresca Expat in quel di Londra, vago come un bambino in un negozio di giocattoli nei mercatini di libri usati. Forse è questo il Paradiso!

1 COMMENT

  1. Per svariati moti sto leggendo solo ora il calendario dell’avvento e il sito ,Il numero 12 del calendario zebuk è molto bellomi ha fatto ricordare mio zio nella casa di riposo e io bimba che l’andavo a trovare e sentivo l’odore del disinfettante,i vecchietti piazzati davanti alla tv in un grande salone,mi mettevano una tristezza immensa e avrei voluto portarli tutti via da quel posto triste e freddo.

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