
Un litro di latte parzialmente scremato.
Uno intero.
Mezzo chilo di penne rigate.
Un barattolo di fiducia.
Due di marmellata alle ciliegie.
Un chilo di patate, uno di illusioni.
Un arrosto d’infanzia e uno di tacchino: da surgelare.
Due bustine di pietà, due di lievito, una serata diversa da tutte, un cespo di abitudini, uno di lattuga, il posto fisso, un tubetto di dentifricio ultrasbiancante, la sigaretta dopo il caffè, una telefonata lunga, il perché, sei rotoli di carta igienica, il weekend al mare, il telegiornale delle otto, una risata scema, qualche mandarino, la verità, però anche no, un flacone di ammorbidente, una confezione di preservativi, una di pannolini, lo yoga, tre pacchi di biscotti panna e cioccolato, un’offerta speciale, il prezzemolo.
Serve davvero tutta questa roba, alla gente che passa di qui?
Gli serve, certo: ma tanto non gli basta.
E allora a che gli serve se non gli basta?
Boh.
Ecco, lo sapevo, ci risiamo.
Provo a essere gentile.
«Signora, scusi: doveva pesare le zucchine al reparto frutta e verdura.»
Sempre così.
Si dimenticano di pesare le cose al momento giusto, quando le prendono, e credono che arrivati a un certo punto, come per magia, ci pensi qualcun altro. Ma il prezzo mica arriva così, mica è una rivelazione, mica è
l’oroscopo: tu scegli una cosa e quella cosa ce l’ha.
No?
Erica e Tea si incrociano in un supermercato.
Erika lavora in una banca, è sposata, ha due figli, una madre stravagante e delle ex-compagne di classe ritrovate su FB.
Tea è la protagonista di una serie TV “Testa o cuore”, ha un’affascinante marito un po’ manipolatore e un difficile passato alle spalle.
La spesa di Erika è quella di una madre di famiglia. Invece Tea compra solo yogurt.
Erika guardando il carrello di Tea sogna la libertà, la passione e la leggerezza, non può pensare di essere un mito per il suo mito.
Tea considera Erika, il suo mito, la chiama “la Signora Cunningham”, perché la vede come un punto di riferimento, come appunto la mamma di Happy Day, serie televisiva degli anni ottanta.
Le due donne si spiano, la spesa diventa l’occasione per vedere le proprie scelte. Ed è il destino che entra prepotente nelle loro case.
Altri personaggi, tutti uomini che girano loro intorno sono i due mariti, un ex-compagno di classe romantico che ama la tv, un fratello malato, un attore omosessuale e un personal trainer.
Uomini in fuga, alla ricerca di qualcosa che è altrove, anche loro insoddisfatti come le due protagoniste, alla ricerca dell’amore che può far tacere.
“Quanto pesa quello che siamo? E quello che non abbiamo!”
Buona lettura.
Quattro etti d’amore, grazie
Chiara Gamberale
Mondadori, 2013, p. 242, € 17,00