Il gatto di Schroedinger, Philippe Forest

Facciamo che eravamo.
Facciamo che eravamo qui e altrove, qui e non qui, altri e gli stessi, morti e vivi, a vivere la nostra vita e allo stesso tempo ogni sorta di altre vite, che non avrebbero nè più nè meno senso di quella, in un universo a sua volta tutto sottosopra eppure anche assolutamente al posto giusto, dove ogni cosa significherebbe ciò che vuol dire e insieme qualunque altra cosa.

Un gatto in una scatola e un gatto nero nel nero della notte.
E un uomo che riflette su di essi o meglio riflette sulla loro esistenza o sul suo contrario.
Perchè come si può catturare un gatto nero nel nero della notte?
Non si può, direte voi. O forse proprio perchè un gatto nero di notte non si distingue si può catturare o inseguire o perlomeno immaginare che ci sia.

Il nuovo romanzo di Philippe Forest parte dalla narrazione del paradosso di Schroedinger.
Paradosso perchè nell’esperimento, assolutamente speculativo, il gatto è vivo e morto allo stesso tempo.
E allora partendo da questo assunto, Forest immagina, in un continuo andirivieni di fantasia, racconto e realtà, che ci sia un mondo o più mondi paralleli intorno a noi.
E il gatto nero che all’improvviso arriva nel giardino dello scrittore diventa il messaggero dei mondi paralleli, l’unico essere in grado di andare e venire tra i diversi mondi.

E’ un lungo, personalissimo vagabondare questo romanzo di Forest.
Lo scrittore, con una prosa raffinata, scorrevole, incapace di annoiare il lettore, dipana una narrazione dove avvia un lungo colloquio sulla vita e sul dolore.
Partendo dal se stesso bambino, dalle paure e dalle possibilità di quell’età – E se immaginassimo che?- Forest narra di fisica quantistica, di scienza e di gatti randagi.

Il gatto di Schroedinger è un romanzo diverso dal solito che sicuramente lascia il segno sul lettore. A me è piaciuto molto ma ammetto di essere di parte avendo amato anche altri libri di Forest.
Il romanzo alterna, di capitolo in capitolo, momenti di lucida follia dello scrittore a racconti sulla vita dei grandi scienziati.
Racconta il vero, Forest, o inventa tutto di sana pianta?
Allo scrittore poco importa ed anche al lettore in verità.
Perchè la nostra vita è un alternarsi di dolore e di gioia* e anche quando pensiamo di esserci lasciati alle spalle il dolore più grande basta anche un graffio per farci crollare.
E allora perchè non immaginare un’altra vita possibile?
Momenti di fuga dal presente perchè, in fondo, la vita non è tutta un paradosso? Viviamo, viviamo mille vite e cambiamo ogni giorno. E forse, per superare la nostra solitudine, basta immaginare un gatto nero e una casa nel bosco.

S’inventa un’altra realtà per poter guardare dal mondo di ipotesi che si sono formulate quella in cui si vive, per poter giocare con ciò che contiene, per poter giocare con ciò che contiene, smontando il puzzle per vedere se non esiste un altro modo di incastrarne le tessere e di comporre con tutti quei pezzi di un mondo in briciole un’immagine più giusta di ciò che è.
Perchè la storia, la vecchia storia di sempre, non finisca mai.
E tutto si racconti eternamente.

 

Nella *casellina n. 5 di oggi trovate una cartolina con una bellissima citazione che potete stampare e regalare a che vi è caro.


Il gatto di Schrödinger

Philippe Forest
Del Vecchio Editore, 2014, p. 310, €. 13,20

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SIBY
Francesca, 44 anni, mi firmo come SIBY su Zebuk. Amo leggere e fin da piccola i libri sono stati miei compagni. Leggo di tutto: classici, manga, thriller, avventura. Unica eccezione Topolino; non me ne vogliate ma non l’ho mai trovato interessante.

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