L’ora di ricevimento, Gianluca Spitalieri

Karima voleva fare la psicologa, diceva di voler capire le ragioni del disprezzo e della paura. Da piccola non era stata una grande sognatrice, ora avrebbe voluto alleviare con una carezza e con una parola le paure di sua madre, ma era troppo giovane per farlo e quelle carezze e quelle parole forse sarebbero servite più a lei e anche a Marta che invece sognava di cavalcare il mondo, di andare in giro per l’Europa, come se quel mondo desiderato fosse l’unico possibile.

Le storie di Karima, di Matteo, di Euthalia, di Susanna, di Luca, ci dicono che può esserci un’alternativa, che la scuola può continuare a essere un luogo sicuro dove crescere e istruirsi.

E noi ci crediamo, e iniziamo la lettura con occhi attenti e curiosi…

La recensione di L’ora di ricevimento, Gianluca Spitalieri

A quel punto, a colloquio quasi ultimato, l’uomo dagli occhi azzurri mi domanda coraggiosamente: «ma lei, professore, come lo vede mio figlio?», «in che senso?», risposi, «voglio dire che ragazzo è? Simpatico? Allegro? In classe come si comporta?» Tra le mille domande possibili, quelle mi avevano spiazzato.
Era difficile capire che tipo fosse suo figlio. A pensarci bene, era lo studente più enigmatico di quella classe: taciturno, ben educato, sorrideva poco ed era rigido come un ceppo di faggio.

Pagine che raccontano di bullismo, di difficoltà estrema nel rapportarsi con gli altri e con se stessi, di pressioni che arrivano ai ragazzi dalla vita di oggi e dai genitori, di fragilità…
Racconti minimi e a volte tanto comuni e probabili che ci riconosciamo in alcuni di essi. Racconti che ci aiutano a riflettere sulla scuola, sul nostro rapporto con lo studio, su quello che pretendiamo come studenti e come genitori. Racconti che dovrebbero stimolarci a cercare nuove soluzioni e proposte per far sì che la scuola diventi davvero un luogo sicuro dove crescere e istruirsi.

Il mio parere su L’ora di ricevimento, Gianluca Spitalieri

I personaggi di questi brevi racconti hanno avuto un rapporto complicato con la scuola, per certi versi l’hanno pure odiata, alcuni sono fuggiti, altri sono ritornati in classe dopo una lunga assenza; a scuola hanno sperimentato l’esclusione, il disagio per la propria diversità, ma attraverso quel conflitto si sono trasformati, hanno cambiato pelle. Non a caso, del conflitto si nutre ogni processo di formazione. E la scuola ha rappresentato per
loro il luogo in cui poter comprendere quel vuoto, quella rottura, in cui poter ridare senso alla propria storia.

Proviamo a pensare ai nostri anni a scuola. A come li abbiamo vissuti, a cosa ci ha fatto male di quello che accadeva intorno a noi, a cosa invece ci hanno insegnato. Proviamo a cercare di capire cosa vorremmo e cosa potremmo dare noi, oggi, alla scuola. Credo ci sia davvero molto da fare e molto su cui riflettere e – complici i mesi di famigerata didattica a distanza, grazie al Covid-19 – mi sono resa conto che ci sono potenziali che andrebbero sfruttati e stimolati, che ci sono insegnanti che danno e che hanno sempre dato tanto tanto tanto alla scuola e ai fortunati ragazzi che li hanno avuti vicino.

Quello in cui confido è in una presa di coscienza dei protagonisti primi della vicenda, i ragazzi. Che sono quelli che hanno tutto il diritto e anche il dovere di pretendere il meglio per se stessi.

L’ora di ricevimento
Gianluca Spitalieri
Aut Aut Edizioni (collana Trame), 2019, pag. 94, € …
ISBN: 978-8894243765

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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