Dove non mi hai portata, Maria Grazia Calandrone

Soltanto i fatti dicono chi siamo, lo dicono per primi a noi stessi. Noi, che siamo la nostra sorpresa.

Scrivo questo libro perché mia madre diventi reale.
Scrivo questo libro per strappare alla terra l’odore di mia madre. Esploro un metodo per chi ha perduto la sua origine, un sistema matematico di sentimento e pensiero, cosí intero da rianimare un corpo, caldo come la terra d’estate, e altrettanto coerente.
Comincio da quello che ho, le due fotografie che la ritraggono, nell’ordine in cui sono apparse nella mia vita.

La recensione di Dove non mi hai portata, Maria Grazia Calandrone

Compreso nella cinquina finalista del premio Strega, Dove non mi hai portata è la ricostruzione della vita dei genitori naturali dell’autrice e dei motivi che li hanno portati al gesto estremo del suo abbandono e del suicidio annunciato.
La loro fine è purtroppo nota, quello che sia successo nella loro vita è stato ricostruito in maniera molto scrupolosa e credibile da Maria Grazia Calandrone, loro figlia.

Lasciarsi attraversare dalle cose, fino a che esse esprimono quel che hanno da dire nonostante noi. Questo libro desidera essere opera di trascrizione e testimonianza dell’energia indelebile delle cose. La verità è nei fatti, emancipati dal nostro punto di vista.

La mia opinione su Dove non mi hai portata, Maria Grazia Calandrone

Se siete in una fase della vostra vita emotivamente impegnativa, leggere questo libro può darvi una botta tremenda. Ma può anche essere la spinta a vedere tutto il bello che, da qualche parte, il disegno sconosciuto della vita ha in serbo per voi.

Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone, è una ricostruzione così – giustamente – sentita e vissuta che non potrete fare a meno di immedesimarvi nella sua protagonista principale, Lucia, ma anche nel suo amato, Giuseppe.
Non potrete fare a meno di rivederli, nel loro desiderio di amore e di vita comune, nonostante tutto quello che possano aver sbagliato (sbagliato? e chi sa cosa è giusto davvero e cosa no?), nonostante la durezza delle loro azioni e la premeditazione dei loro passi, non potrete fare a meno di sentire le loro emozioni, la paura, la disperazione, la sicurezza con cui hanno, probabilmente, progettato la fine della loro vita e la salvezza della loro figlia.
È la ricostruzione della sua vera storia, quello che con moltissima probabilità, è accaduto. Con anni di indagini e ipotesi, di studi e di ricerche, Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice, drammaturga, artista visiva, autrice e conduttrice radiofonica italiana, ha portato alla luce una storia, la sua e quella dei suoi genitori naturali: una delle tante più o meno simili tra loro, che sono state vissute in un tempo passato, ma non così lontano, in cui una donna poteva essere denunciata e ricercata per adulterio, e subire la condanna pubblica per le sue decisioni “sentimentali”.

Cosí comincia la violenza sociale, quell’assoluta assenza di pietà che, giorno sommandosi a giorno, e dolore e umiliazione a dolore e umiliazione, può portare una vita a esaurire la propria carica di energia naturale. E finire, finalmente finire. (…)
Spire di fiato acido escono dalle bocche e avvinghiano i denigrati del momento, se li mangiano a mozzichi e li lasciano a macerarsi nel verde atrabiliare dell’invidia di quelli che non osano. Oggi le prede sono una sposa infelice come una morta, che ha deciso di non restare lí, dov’è tutti i giorni calpestata dal dolore. E il povero Luigi, costretto dall’onore a perseguire una donna per la quale non prova interesse alcuno.

La critica verso la violenza sociale, verso chi punta il dito, è forte e evidentemente scontata: non sopportiamo più chi decide come dovremmo vivere. Ma al tempo stesso cadiamo tutti nel tranello delle dicerie e delle regole scritte da altri, che bloccano la nostra vita e la dirigono come il direttore in un’orchestra.

Il merito di Lucia e Giuseppe è quello di aver deciso da soli, purtroppo nel modo più triste, della loro vita. Il loro merito è di aver fortemente e consciamente provato a vivere come avrebbero voluto, oltre le norme scritte, che soffocano e vedono il marcio solo dove è stato scritto, lasciando lecite e radicate violenze ben più gravi di quelle che condannano

«La norma macina e miete, soffia vite come pula di grano»

Il loro merito è di aver fortemente e consciamente provato. Sebbene non ci siano riusciti.

L’amore di Lucia per me, a me in persona sicuramente e semplicemente destinato, sta nel non avermi portata con sé nella morte, sta nel dove non mi hai portata e nel suo avermi riconsegnata alla vita.

Una bellissima e toccante storia d’amore, nonostante il finale.
Da leggere, assolutamente.
Oltre la copertina, dentro.

Dove non mi hai portata
Maria Grazia Calandrone
Einaudi, 2022, p. 256, €. 19,00

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here