Petricchio di pietre, infiltrate di erba da muro e fumaria, che in estate si ammorbidiva di cuscini di ginestre spettinate e s’affollava di cicale che parevano l’allarme di un’auto arrubbata. In alto un cielo stropicciato e là in fondo un tramonto che infiammava l’aria.
La recensione di Appetricchio di Fabienne Agliardi
Il nuovo romanzo di Fabienne Agliardi è una lettura che sa di nostalgia e di sole, di vociare squillante e di lunghi silenzi in mezzo al vento. Sa di casa. Di ricordi. Di cuore. Perché tutti abbiamo un posto del cuore, un luogo che ci riporta indietro alle risate felici da bambini, ai giochi fatti di niente.
A Petricchio, anzi Appetricchio, la famiglia Bresciani di Brescia, Guidodario, Rosa e i gemelli Mapi e Lupo, scende ogni anno affrontando un viaggio tutt’altro che comodo tra curve, ponti invalicabili e soste all’Autogrill.
Com’è questa Petricchio?
Le case sono solide anche se la maggior parte è vuota, le persone sono meno di trenta e i furestieri non sono graditi.
E allora come si passa il tempo in un posto così?
Si sta alla Fundana a guardare lo spicchio di mare in lontananza che ben centoventitré tornanti separano da Petricchio, si ascolta il grido della Mutarella, si impara il francese da Marisella, si balla al ritmo dei campanacci. Si osservano le rondini. E il tramonto arrossato. Si cucina per la festa di S. Rocco.
La mia opinione su Appetricchio di Fabienne Agliardi
Io Appetricchio ci sono stata.
Quando ho iniziato a leggere questo romanzo è stato come tornare a casa. Gli edifici in pietra, i tornanti, il mare in lontananza, le ginestre, le cicale. La mia Petricchio è sui Lepini, sorella gemella di quella in Basilicata, nemmeno la lingua è poi così diversa.
Ho quindi amato tutto di questo romanzo a cominciare dal modo in cui l’autrice riesce a rendere vivido e interessante un microcosmo cristallizzato che ha subìto partenze e abbandoni restando sempre uguale.
Petricchio è inaccessibile, per sua scelta, un luogo dove più si è in pochi e meglio si sta, dove il turista di passaggio non è gradito.
Il paesino pretende un lasciapassare, ogni anno a Mapi e Lupo i pochi paesani rimasti chiedono conto della loro famiglia per essere sicuri che i ragazzi abbiano il diritto acquisito per nascita a rimanere e a comprendere la vita del borgo.
Eppure anche se a volte ostile, crudo, Petricchio si posa nel cuore di chi lo conosce incagliandosi saldamente. Come i ricordi più belli, che riaffiorano all’improvviso scaldando il cuore, così Petricchio chiama chi l’ha conosciuto e amato ricordandogli che è sempre là ad aspettarli. Perché nulla è cambiato, tutto torna e si rincorre come l’Uroboro che morde la sua coda in un moto senza fine.
Buona lettura.
Appetricchio
Fabienne Agliardi
Fazi, 2023, p. 284, €. 18,00