
«Diciamolo chiaramente: situazioni come quelle descritte in questo libro sono possibili perché, a più di settantacinque anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, ci sono ancora vite che valgono meno di altre. Ci sono ancora persone considerate meno umane di noi. Questo si chiama razzismo».
(Don Luigi Ciotti, Prefazione al libro)
La recensione di Schiavi d’Italia. Caporalato, diritti negati e speranze in uno dei ghetti più grandi d’Europa, Luca Maria Pernice
Un reportage su una delle zone in cui la tratta degli schiavi, quella moderna, quella di questo millennio intendo, è più sentita, forse.
Perché i campi da coltivare sono tanti, l’estrema miseria in cui versano i migranti (magari appena arrivati, più o meno sani e salvi dopo il viaggio della speranza) è la leva su cui poggiare per sfruttare un’umanità che avrebbe solo bisogno di aiuto. Droga e prostituzione che si mescolano alla povertà e al degrado, perché qui è più facile gestire il business, perché se vuoi vivere hai solo questa opportunità, qui.
Riferimenti e confronti, un’attenta analisi dello stato dei luoghi, fa di questo libro una più che obiettiva fotografia del vero e proprio ghetto che rappresenta Borgo Mezzanone. Come ce ne sono altri, in Italia e non solo.
La mia opinione su Schiavi d’Italia. Caporalato, diritti negati e speranze in uno dei ghetti più grandi d’Europa, Luca Maria Pernice
Ai tempi di Fontamara il cafone e il caporale erano espressione di uno stesso territorio. Parlavano la stessa lingua e, molto spesso, vivevano nella stessa città, nello stesso paese. Certo, vi erano soprusi, violenze, sfruttamento, salari sottopagati. Ma non vi era la condizione di schiavitù che caratterizza, invece, il caporalato odierno.
Schiavi d’Italia è un racconto che fa accapponare la pelle. Eppure lo sappiamo che queste realtà esistono. Eppure, ipocritamente, finché non ci sbattiamo in pieno la faccia, riusciamo a far finta che sia solo un film.
Luca Maria Pernice, giornalista e scrittore, è entrata nel ghetto pugliese di Borgo Mezzanone per accendere una luce sui più o meno duemila braccianti – soprattutto nordafricani – che vi sono raccolti (e non certo accolti), sulle condizioni disastrose in cui sopravvivono, sui sogni infranti, sulla speranza, un giorno, di riavere la libertà che meritano.
Da leggere, con l’avvertenza di aprire la mente e non far finta di non sapere. Le parole di Don Luigi Ciotti in prefazione sono macigni che dovremmo sentire molto più di quanto non facciamo.
Schiavi d’Italia
Luca Maria Pernice
Paoline Editoriale Libri, 2024, p. 96, €. 12,00