Comincia il libro chiamato Decameron cognominato principe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in diece dì dette da sette donne e da tre giovani uomini.
Il Decameron è uno di quei mostri sacri di cui tutti parlano e conoscono la trama più o meno ma che pochi leggono.
Forse perché ricorda le letture imposte al liceo o forse perché sulle antologie vengono sempre proposte le solite quattro novelle tristi.
Peccato. Peccato davvero perché, quando ci si inoltra nella lettura e si prende dimestichezza con la lingua, ci si ritrova a leggere novelle divertenti, talmente buffe da risata a crepapelle.
Una lettura piacevole, spassosa e di sicuro godimento.
A Firenze imperversa la peste.
L’anno è il 1348. Dieci giovani, sette donne e tre uomini, si incontrano e decidono di sfuggire al morbo rifugiandosi per due settimane in una villa fuori città.
Le giornate scorrono tra balli e poesie mentre nelle ore serali vengono narrate a turno delle novelle, dieci al giorno.
I giovani eleggono un re o regina che governeranno per una giornata il gruppo e che decideranno l’argomento delle dieci novelle.
Tranne la prima e la nona giornata, dove le novelle sono di argomento libero, negli altri giorni si passa dall’amore, felice ed infelice, ai bei motti, alle beffe.
Boccaccio scrive il Decameron tra il 1349 e il 1351, l’opera dà un quadro della società del tempo,
Come diceva sempre il mio professore all’università: Boccaccio è un voyeur che si diverte a guardare e a mostrare ciò che avviene senza pudori.
Io ho trovato il Decameron una lettura piacevole e divertente, ricca di personaggi indelebili.
E’ un libro pieno di tante cose: la furbizia dei mercanti e del popolino, la nobiltà coi suoi ideali, la grandezza dei re, i vizi della Chiesa di Roma, l’amore, il sesso, la fortuna che decide le sorti di ognuno.
Un libro sulla giovinezza, che fugge dalla città colpita dalla peste e si rifugia in un nuovo eden, creando un mondo parallelo alla realtà dove vivere secondo nuove regole.
Il libro di Boccaccio racchiude un intero universo, modernissimo e per nulla dissimile da quello a noi contemporaneo. Le burle, le beffe, gli scherzi, il prendersi gioco o rivincita dell’amico scornato dalla vita e dal destino, il criticare e poi compiacere qualcosa lontano da noi, non sono forse tutte cose che accadono anche ai giorni nostri?
Moltissime sono state le trasposizioni cinamatografiche.
La maggior parte di esse è di stampo boccaccesco, inteso come volgare ed erotico, filmetti di serie B tutti uguali e fatti con lo stampino dove dell’opera si è ripresa solo la parte più goliardica e godereccia.
Vale la pena di ricordare Il Decameron di Pier Paolo Pasolini del 1971, primo episodio della Trilogia della vita di cui fanno parte anche i Racconti di Canterbury e Le mille e una notte.
Il film vinse l’Orso d’argento al Festival del cinema di Berlino.
Hai ragione, Siby, condivido tutto quello che hai detto: ho riletto il Decameron in una versione non scolastica, quando ormai le superiori erano un ricordo, ed è stato un piacere vero e proprio, per tutti i sensi. Non a caso la rubrica delle Ricette Letterarie è iniziata proprio coi Maccheroni del Paese di Bengodi, ricordi? http://zebuk.it/2012/01/ricette-letterarie-maccheroni-del-paese-di-bengodi-decameron-giovanni-boccaccio/