Ricette letterarie: Maccheroni del Paese di Bengodi, Decameron, Giovanni Boccaccio

“(…) Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de’ Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciol d’acqua. (…)”

La citazione è tratta dalla Terza Novella dell’Ottava Giornata del Decameron, dove si narra del credulone Calandrino e della storia che gli racconta Maso del Saggio sulle virtù di certe pietre, che si trovano nella contrada di Bengodi…

Allora, siete pronti ad armarvi di libri, pentole e padelle?

Ne abbiamo parlato qui, anticipandovi l’arrivo della nuova rubrica golosa, ora passiamo ai fatti.

Il primo suggerimento di Ricette Letterarie arriva da un classico della letteratura, il Decameron di Giovanni Boccaccio: chi non ha presente la scena delle montagne di formaggio su cui rotolavano i maccheroni nel paese di Bengodi? Il paese immaginario dove l’abbondanza era una cosa scontata, il paese simbolo del benessere, dell’abbondanza e del piacere…

Una scena del Decameron, dipinta dall’artista John Waterhouse nel 1916 (fonte: wikimedia commons)

Avete mai letto il Decameron? Vi ricordate di averlo affrontato controvoglia a scuola? Provate a rileggerlo sotto un nuovo punto di vista, allora! Cercateci divertimento, creatività e… gola!

Venite in cucina con noi, leggete la Novella che parla di Bengodi e lasciatevi ispirare per riprodurre a casa vostra i famosi maccheroni ‘rotolanti’… vi assicuriamo divertimento, gusto e piacere a volontà!
Soprattutto se vi farete accompagnare anche dai più piccoli in questa avventura: noi lo abbiamo fatto e il risultato (ehm, se escludiamo le nuvole di farina, che però fanno parte del gioco…) è stato sorprendente!

Note sul Decameron di Giovanni Boccaccio

“(…) Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini, che trattenendosi fuori città per quattordici giorni, per sfuggire alla peste nera che imperversava in quel periodo a Firenze, raccontano a turno delle novelle (…)” (fonte: wikipedia)

Il Decameron (o Decameron, dal greco antico) di Giovanni Boccaccio è un’opera del XIV secolo (probabilmente tra il 1349 ed il 1351: una vera e propria raccolta composta da cento novelle, che parlano dell’uomo nei suoi molteplici aspetti, dei suoi pregi e dei difetti, delle doti e dei peccati. In questa raccolta Boccaccio non si pone alcuna finalità morale, piuttosto mostra la realtà umana in maniera il più possibile obiettiva, senza l’influenza del soprannaturale. L’opera è considerata “una delle più importanti, fondatrice della letteratura in prosa in volgare italiano”.

La ricetta dei Maccheroni del Paese di Bengodi dal Decameron di Giovanni Boccaccio

Maccheroni del paese di Bengodi

(ricetta tratta da giallozafferano)

Ingredienti

  • 200 g di farina bianca
  • 100 g di semolino macinato sottile
  • 5 uova
  • sale
  • 1 l di brodo di pollo e manzo (indispensabile)
  • 100 g di formaggio grana grattugiato
  • 50 g di burro

Esecuzione

Setacciare insieme la farina e il semolino. Metterli “a fontana”, aggiungere le uova, il sale e ottenere un impasto non troppo duro. Nel caso, aggiungere o altra farina o acqua (tutto dipende dalla grossezza delle uova e dalla ‘forza’ della farina).

Ridurre l’impasto in cordoni, tagliare dei pezzi “quanto una castagna” e modellarli “sul rovescio del grattacasio” (la grattugia) ottenendo degli gnocchi a forma di conchiglia. Se piacciono, ricorrere agli gnocchi freschi venduti in buste: questi prodotti industriali, che si valgono più di semola e farina che di patate, sono i più “vicini” alla ricetta di quattrocento anni fa.

Mettere al fuoco, in una pentola larga, il brodo: deve essere quanto più ricco è possibile e persino grasso, in quanto spetterebbe ad esso insaporire gli gnocchi. Quando il brodo bolle, calarvi, un po’ alla volta, gli gnocchi. Toglierli con il mestolo bucato, appena salgono a galla e disproli in un piatto da portata ben caldo, cospargendoli di volta in volta con il formaggio grattugiato, e nient’altro. Farli rotolare lungo un piano inclinato cosparso di formaggio sarebbe prova di rispetto per Boccaccio, ma anche operazione poco agevole.

Solo al momento di servire, cospargere il piatto con il burro fuso.

Servire caldissimi. Osserviamo, incidentalmente, che tutte le paste al burro sono migliori se si condiscono prima con il solo formaggio, poi con il burro, sciolto o anche in pezzetti.

Decameron
Giovanni Boccaccio
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2013, 1851 pag.,€ 18.00

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

2 COMMENTS

  1. Anche a me Boccaccio piaceva proprio, sì 😉
    Ma so di persone che hanno odiato tutto quello che gli è stato propinato “per forza” ai tempi della scuola, ritrovandolo poi per caso – in età più matura e senza pressioni – e scoprendo un mondo sconosciuto… a me per esempio è capitato con i libri di storia, che odiavo quando mi obbligavano ad imparare a memoria e che ho imparato ad amare dopo, rileggendoli per mia curiosità personale.

    Tornando però alla gola e ai maccheroni… provateli, che ne vale davvero la pena! 😉

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