Il campo del vasaio, Andrea Camilleri

Su un terreno nei dintorni di Vigàta, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo. Sfigurato, squartato, chiuso in un sacco affiorato dopo una forte pioggia. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denunzia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane, imbarcato su navi di lungo corso che fanno la spola tra il Sud America e l’Italia. E’ a quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo – il tradimento di Giuda, il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il “campo del vasaio” per dare sepoltura agli stranieri. Semplici coincidenze? Il corpo della vittima è stato smembrato in trenta pezzi, il terreno in cui è stato ritrovato è buono per i vasai, il colpo di pistola alla nuca nel codice d’onore sta a significare tradimento, senza contare che il morto era uno straniero. Ma le convergenze sembrano costruite con troppa arte e anche se il delitto ha tutte le caratteristiche di un omicidio di mafia, Montalbano sente odore di bruciato. I tradimenti nel romanzo non si contano: quello di Mimì, nei confronti di Beba ma anche dell’amico e “superiore” Salvo con cui sgomita per avere un ruolo da protagonista nelle indagini, quello di Dolores, la bellissima moglie del morto ammazzato, quello dello stesso commissario che è costretto a barcamenarsi tra segreti e bugie per giungere alla verità.

C’è una cosa che ricorre sempre quando inizio a leggere un libro di Camilleri: che non so mai quanto riderò.
Si, avete capito bene.

Perchè, nonostante le premesse quasi da thriller, nonostante le indagini, il tema scottante, le verità nascoste, quando ci si imbatte nella Premiata Ditta Camilleri & Montalbano, la lettura, a tratti, viene rallegrata.

Dalle battute del commissario, dai pensieri di Camilleri, da tutti gli strambi personaggi che incontra Montalbano.

E anche con Il campo del vasaio, ho avuto le medesime impressioni.
Il pregio di Camilleri, comunque, è sempre lo stesso: che, nonostante le risate, riesce a scrivere romanzi gialli (o polizeschi) credibili, che appassionano e che sfidano il lettore a scoprire la verità fino all’ultima pagina.

E questa è davvero una cosa rara.

Il campo del vasaio, Andrea Camilleri
Sellerio Editore Palermo, 2008, 280 pag.
ISBN 8838922853

Silbietta
40enne, mamma di una ex Vitellina, moglie di un cuoco provetto. Le mie passioni: lettura e scrittura. E ZeBuk. Fresca Expat in quel di Londra, vago come un bambino in un negozio di giocattoli nei mercatini di libri usati. Forse è questo il Paradiso!

4 COMMENTS

  1. Mi ripeto: per me Camilleri/Montalbano è amore.(ma non ho disdegnato anche il filone “storico”..)
    Sono anche passata sopra a certi scivoloni, libri che non valevano la fama dell’autore, per questa mia passione. 🙂

  2. Io ho provato il birraio di preston. Quel che ho capito mi è piaciuto, però… però quella scrittura dialettale, avrà anche le sue ragioni, sono sicura che senza non renderebbero allo stesso modo, ma ho bisogno del dizionario per tradurre! E alla fine ho rinunciato 🙁 Ma se mi dite che non sono tutti così ci riprovo.

    • Guarda io con questo qui ho faticato un pochino di più a capirlo…soprattutto all’inizio…
      Poi, però, se non rinunci, ti abitui alla scrittura dialettale.
      E, magari non capisci tutto tutto, ma il senso della frase, le battute taglienti..quelle si!
      Io l’ho letto sui mezzi pubblici per andare a lavoro…leggevo di un delitto atroce…eppure, ogni tanto, Montalbano se ne usciva con una battuta delle sue, in dialetto, e io ridevo come una scema sul trenino… 🙂

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