
Jem, mio fratello, aveva quasi tredici anni all’epoca in cui si ruppe malamente il gomito sinistro. Quando guarì e gli passarono i timori di dover smettere di giocare a football, Jem non ci pensò quasi più. Il braccio sinistro gli era rimasto un po’ più corto del destro; in piedi o camminando, il dorso della sinistra faceva un angolo retto con il corpo, e il pollice stava parallelo alla coscia, ma a Jem non importava un bel nulla: gli bastava poter continuare a giocare, poter passare o prendere il pallone al volo. Poi, quando di anni ne furono trascorsi tanto da poterli ormai ricordare e raccontare, ogni tanto si discuteva come erano andate le cose, quella volta. Secondo me tutto cominciò a causa degli Ewell, ma Jem, che ha quattro anni più di me, diceva che bisognava risalire molto più indietro, e precisamente all’estate in cui capitò da noi Dill e per primo ci diede l’idea di far uscire di casa Boo Radley.
La recensione di Il buio oltre la siepe di Harper Lee
La trama
In una cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l’onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d’ufficio di un negro accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrare l’innocenza, ma il negro sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l’episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell’infanzia che è un po’ di tutti noi con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte, in pagine di grande rigore stilistico e condotte con bravura eccezionale.
Il periodo storico
Il buio oltre la siepe esce per la prima volta nel 1960.
E, anche se è ambientato negli anni ’30 e parla in modo molto aperto di un tema scottante come il razzismo, ebbe un’eco molto estesa negli Stati Uniti.
Perchè, comunque, in quel periodo continuavano a sussistere sentimenti di odio nei confronti degli afroamericani, soprattutto al Sud.
E, come nel romanzo, anche nella società dell’epoca, si avevano due opposti comportamenti riguardo l’integrazione dei neri:
quelli a favore della segregazione e quelli contrari (anche se poi avevano comportamenti contraddittori).
Insomma, il romanzo esce in un periodo di forte fermento sociale.
E diviene una sorta di bandiera.
Anche grazie a personaggi come Scout, la figlia un po’ maschiaccio di Atticus Finch, che scopre il razzismo e la paura del diverso attraverso la società in cui vive. E che capisce che, per cambiare la suddetta società è necessario lottare.
Sono personaggi e storie come queste che smuovono la coscienza e aiutano ad uscire dalla repressione degli anni Cinquanta.
Di questo romanzo sono state stampate e vendute oltre 30 milioni di copie; i tre quarti delle scuole americane lo hanno adottato come testo.
Eppure Harper Lee, che vinse il premio Pulitzer nel 1961, dopo questo capolavoro, decise di disertare il mondo e di vivere lontana dalla folla.
L’autrice
Prima di divenire una scrittrice, Harper Lee studiò legge.
Poi trovò lavoro in una compagnia aerea a New York.
Amica d’infanzia di Truman Capote, decise di seguire il consiglio dell’amico, che la indirizzò verso la carriera letteraria.
I suoi amici le regalarono un anno di stipendio, e lei si decise a lasciare il lavoro e a cimentarsi con la scrittura del suo primo libro, Il buio oltre la siepe (1960), che le valse il premio Pulitzer.
Nel 1962 fu tratta una riduzione cinematografica del romanzo, diretta da Robert Mulligan e interpretata da Gregory Peck, nei panni di Atticus Finch.
Nonostante il successo di questo primo romanzo la Lee decise di ritirarsi a vita privata.
Nel 2006 Sandra Bullock porta sullo schermo la sua vita nel film Infamous – Una pessima reputazione.
Nel 2007 le è stata attribuita, sempre per Il buio oltre la siepe, la Medaglia presidenziale della libertà,con la seguente motivazione:
“ha influenzato il carattere del nostro paese in meglio. È stato un dono per il mondo intero. Come modello di buona scrittura e sensibilità umana questo libro verrà letto e studiato per sempre”.
Da quest’anno esiste anche una versione audiolibro di questo classico della letteratura americana, edita da Emons/Feltrinelli e letto da Alba Rohrwacher.
Ho un legame particolare con questo libro , credo che sia stato il primo vero libro da grandi che ho letto , grazie a te Silbi per avermici riportato con il pensiero e grazie all’insegnante che me lo fece amare .
Ho amato questo libro che ho letto quest’estate. Ne ho parlato approfonditamente nei miei blog, sono felice di trovarlo anche qui.