Olocausto, Gerald Green

… Tutto è finito. Non c’è più nulla. Karl e i miei genitori e tutta la mia famiglia sono morti in quello che ora viene chiamato l’olocausto. Un nome stravagante per designare l’assassinio di massa. Io sono un sopravvissuto. E oggi, seduto in questo bungalow di calcestruzzo e cenere al di sopra del lago di Galilea (…) termino la storia della famiglia Weiss. Sotto diversi aspetti è la cronaca di iò che accadde a milioni di ebrei in Europa, i sei milioni di vittime, lo sparuto gruppo che sopravvisse, coloro che reagirono.

Lo sappiamo tutti, quello che accadde, almeno a grandi linee. Ma ricordarlo e rileggerlo è importante, perché non scompaia dalla mente quella traccia, quel segno, quell’insegnamento, la memoria di quelle persone.

L’Olocausto, la condanna a morte di milioni di persone per un motivo assolutamente assurdo. Un libro spietato, un romanzo, che però parla di una tragedia vera. Di un pensiero ossessivo diventato programma politico. Della pazzia di pochi che ha distrutto la vita di tanti.

Un diario parallelo, da una parte la famiglia ebrea di Karl e Rudi Weiss, dall’altra Eric Dorf, paziente del dottor Weiss, ufficiale delle SS.
A fare da sfondo le vicende del periodo più barbaro e terribile della storia moderna: gli anni dal 1938 al 1945 circa.

E’ difficile fare la recensione di un libro che contiene e racconta una storia così pazzesca, è difficile raccontare le sensazioni e i sentimenti che si provano, la disperazione, la rabbia, l’angoscia… è difficile ricominciare a respirare, dopo aver letto questo libro.
Però, al momento giusto e con la dovuta dose di sangue freddo, è un libro che deve essere assolutamente letto. Perché tutti quanti devono sapere. Tutti. Perché non dobbiamo permettere che si ripeta ancora qualcosa di simile.

I nostri figli, e i figli dei nostri figli, devono sapere. E così pure i figli del mondo intero.
“Perdonate”, disse una volta Ben Gurion, “ma non dimenticate mai”. Io non sono del tutto pronto a perdonare. Forse non lo sarò mai.

Olocausto
Gerald Green
Sperling & Kupfer Editori, 1979, pag. 511

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

1 COMMENT

  1. un capolavoro assoluto della narrativa universale d’ogni epoca anche perché l’autore ha saputo magistralmente adottare registro espressivo, tono e impianto lessicale adatti alla scabrosità del tema con peraltro fiammate rapide e brucianti di pura poesia.
    Gino Rago

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