“Quando morì mia madre che giorno era, ve lo ricordate?”
“No, il giorno no, era di primavera, era di maggio.”
Restai sospeso sulla pastepatate. C’era un posto dov’era sottoterra. Mi figurai che ci andavo coi fiori. No. Sono un estraneo, neanche il nome conosco, da doverlo chiedere. No, è partita pure lei. Abitavano in questo palazzo, non voglio sapere dove. Rientrai dal giro dei pensieri.
“Don Gaetano la vostra pastepatate non ha concorrenti.”
“Fa piacere vedere che tieni appetito, pigliatene ancora, ce ne sta. Favorite.”
Passò la vedova con il vestito chiaro. Stava per rivolgersi a me, si accorse della faccia gonfia e passò a Don Gaetano chiedendogli di salire.
“A servirvi” rispose. Non ci sperava.
“Pensi tu a sparecchiare? Lascia i piatti nel lavandino che li lavo io dopo. E resta in portineria finché non torno.”
Quando a parlare sono i silenzi. I puntini di sospensione. I profumi. Gli sguardi.
E i sapori.
E di sapori ce ne stanno tanti in questo caseggiato “della Napoli popolosa e selvaggia degli anni Cinquanta”, tra cestini calati dall’alto da riempire di spesa, pesci pescati durante un giro in barca, cose cucinate mentre si gioca a scopa e si imparano le cose della vita…
Note sul libro
Don Gaetano è uomo tuttofare in un grande caseggiato della Napoli popolosa e selvaggia degli anni cinquanta: elettricista, muratore, portiere dei quotidiani inferni del vivere. Da lui impara il giovane chiamato “Smilzo”, un orfano formicolante di passioni silenziose. Don Gaetano sa leggere nel pensiero della gente e lo Smilzo lo sa, sa che nel buio o nel fuoco dei suoi sentimenti ci sono idee ed emozioni che arrivano nette alla mente del suo maestro e compagno. Scimmia dalle zampe magre, ha imparato a sfidare i compagni, le altezze dei muri, le grondaie, le finestre – a una finestra in particolare ha continuato a guardare, quella in cui, donna-bambina, è apparso un giorno il fantasma femminile. Un fantasma che torna più tardi a sfidare la memoria dei sensi, a postulare un amore impossibile. Lo Smilzo cresce attraverso i racconti di don Gaetano, cresce nella memoria di una Napoli (offesa dalla guerra e dall’occupazione) che si ribella – con una straordinaria capacità di riscatto – alla sua stessa indolenza morale. Lo Smilzo impara che l’esistenza è rito, carne, sfida, sangue. È così che l’uomo maturo e l’uomo giovane si dividono in silenzio il desiderio sessuale di una vedova, è così che l’uomo passa al giovane la lama che lo dovrà difendere un giorno dall’onore offeso, è così che la prova del sangue apre la strada a una nuova migranza che durerà il tempo necessario a essere uomo. [fonte: Amazon]
Di questo splendido libro abbiamo già entusiasticamente parlato qui, in un esperimento di lettura doppia fatto da polepole e silbietta.
Ora è il momento di vivere i profumi, i sapori, i sentimenti raccontati nel libro con una ricetta calda calda, che ci accompagna come un comfort-food nell’autunno che sta arrivando. Ora è il momento di scoprire il calore affettuoso di un piatto cucinato con cura, da una persona che ci vuole bene e che la cucina proprio per noi.
Oppure, ancora meglio, è il momento di scoprire quanto sia bello cucinare noi quel piatto, per qualcuno che si ama!
La ricetta
Pastepatate alla napoletana
Ingredienti per 6 persone
- 500 gr di patate
- 1 peperoncino
- olio extra vergine d’oliva, quanto basta
- parmigiano grattugiato, quanto basta
- 1 kg di patate
- 300 gr di pasta mista
- 250 gr di provola affumicata
- 100 gr di pancetta
- 70 grammi di scorza di parmigiano
- 1 cipolla bianca
Preparazione
Tagliate le patate a cubetti e preparate un bollitore con un litro di acqua da tenere sempre bollente.
Fate soffriggere in una pentola la cipolla tagliata finemente, il peperoncino, la scorza di parmigiano e la pancetta. Quando la cipolla sarà dorata, aggiungete le patate e i pelati e fate rosolare per qualche minuto mescolando di tanto in tanto. Coprite le patate con acqua bollente e fatele cuocere lentamente per venti minuti. Quando saranno cotte aggiungete acqua in quantità sufficiente per cuocervi la pasta.
Durante la cottura della pasta, se necessario, aggiungete altra acqua e aggiustate di sale. Pronta la pasta è il momento di aggiungere la provola: spegnete il fuoco, aggiungete la provola tagliata a dadini e mescolate vigorosamente con un cucchiaio di legno sempre nella stessa direzione. Questa operazione è importantissima per evitare che la provola, invece di sciogliersi, diventi una grossa palla. Aggiungente il parmigiano e fatela riposare per cinque minuti con coperchio prima di servirla.
La ricetta è molto semplice e veloce, l’unico passaggio delicato è il momento della cottura della pasta all’interno delle patate. Il rischio è di non riuscire a regolarci bene con la quantità d’acqua. Il segreto è aggiungere l’acqua sempre poco alla volta (il giusto per non fare asciugare e attaccare) e sempre molto calda, in modo che non perda mai il bollore. Inoltre ogni volta che aggiungete nuova acqua controllate il sale.
Ovviamente l’acqua la aggiungete anche in base al vostro gusto, ovvero se gradite la pasta e patate asciutta o più brodosa. [fonte: LaRepubblica.it]
Noi abbiamo usato delle reginette, spezzate a mano con tanto amore, mentre si preparava la cena. E abbiamo aggiunto qualche foglia di basilico, alla fine. Per dare quel profumo in più di cui sentiremo la mancanza appena arriverà l’inverno…
Il giorno prima della felicità
Erri De Luca
Feltrinelli, 2009, 133 pag., € 13.00