Il senso di smilla per la neve, Peter Høeg

“C’è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è qanik, grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato.
L’oscurità di dicembre sale dalla fossa che sembra illimitata come il cielo che ci sovrasta. In questa oscurità i nostri volti sono solo dischi di pallida luce, ma riesco ugualmente a percepire la disapprovazione del pastore e del becchino per le mie calze nere a rete e per i gemiti di Juliane, peggiorati dal fatto che stamattina ha preso l’Antabuse e ora affronta il dolore quasi sobria.”

La recensione di Il senso di smilla per la neve di Peter Høeg

Il piccolo Esajas precipita nel vuoto dopo aver corso sul tetto innevato che è ceduto, un incidente per la polizia.
Ma Smilla non è convinta che si sia trattato solo di un incidente, le impronte nella neve indicano che il bambino stesse scappando.
Smilla é una donna di 37 anni, nata e cresciuta in Groenlandia, studia glaciologia e ama la matematica, è affascinante, fragile e anche molto sola. Era diventata amica del piccolo Esajas, orfano di padre con una madre disoccupata e alcolizzata.
Il padre di Smilla era un ricco medico danese mentre la madre morta anni fa era eschimese di tribù Inuirt.
A Copenaghen ormai è quasi Natale e lei inizia da sola ad indagare perché la polizia archivia il caso e non le crede. Il suo viaggio la farà arrivare su una nave che la porterà sulla calotta polare dove si trova la verità.
Un thriller trasposto sul grande schermo nel 1997 dal regista danese Bille August, con l’interpretazione di Julia Ormond nelle vesti di Smilla.

La mia opinione di Il senso di smilla per la neve di Peter Høeg

“Intorno a essa si cristallizza in un istante l’atteggiamento della scienza occidentale nei confronti del mondo. Il calcolo, l’odio, la speranza, la paura, il tentativo di strumentalizzare. E al di sopra di tutto, più forte di ogni sentimento per ciò che è vivo, la brama di danaro.”

Questo romanzo non è solo un giallo, ma anche una denuncia sociale ai mali dell’uomo. Ombre sul rapporto tra Danimarca e Gronelandia, due culture molto diverse e lo sfruttamento e l’emarginazione nei confronti dei nativi Inuit.

Lo stato danese ha portato avanti una politica di aiuto agli eschimesi con sussidi ma anche di colonizzazione culturale che li ha emarginati.

Mi è piaciuto molto il personaggio di Smilla, una donna sola che non passa inosservata, diffidente perché ha sofferto molto nella sua vita, che ha trovato nel piccolo Esajas un tenero amico, una donna forte che non si arrende difronte a niente per fare giustizia al piccolo amico.
Il colore dominante qui è il bianco, il colore della neve e del ghiaccio, che indica il freddo dentro e fuori, la solitudine e l’emarginazione.
Il libro non mi ha convinto completamente un po’ troppo lento con un finale invece troppo frettoloso.

Buona lettura!

Il senso di smilla per la neve
Peter Høeg
Mondadori, 1996, p. 448, € 9,99

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angela
Classe 1972, mamma di due adolescenti, moglie, assistente personale del direttore di una casa editrice, segretaria di una scuola di musica, amante dei libri e della musica.

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