Weyward, Emilia Hart

“Che ne sapevano loro di anime, quegli uomini che se ne stavano seduti tutto il giorno sui loro scanni, elegantemente abbigliati, e che ritenevano giusto condannare a morte una donna? Io, a mia volta, non penso di saperne molto di anime. Non sono una donna acculturata, a parte quello che mi ha insegnato mia madre, come aveva fatto sua madre con lei. Ma conosco il bene, il male, la luce e il buio”.

La recensione di Weyward, Emilia Hart

“Il tempo era proprio strano, pensò Violet. Accelerava e rallentava nei momenti più impensati. A volte aveva l’assurda sensazione che tutta la sua vita si stesse svolgendo nello stesso istante.”

È l’anno 1619 e Altha è accusata di essere una strega, di aver ucciso un uomo a causa del suo “dono”, della sua capacità di entrare in relazione con piante e animali.
Violet vive nell’Inghilterra degli anni ’40, non le è concesso di ricevere l’istruzione che desidererebbe ma suo padre ha già individuato chi potrebbe essere l’uomo a cui darla in sposa. Solo che…
Kate è una donna dei giorni nostri. È il 2019 e lei ha un rapporto tossico con un uomo violento che abusa di lei fisicamente e psicologicamente.

Alla fine, anche se oggi non finiamo più sul rogo, non sembra così lontano quel periodo in cui certi uomini volevano assolutamente controllarci e farci del male.

“Ho scoperto che a volte i luoghi sono pieni di forza. O forse ci sono luoghi che ci aiutano a trovare la nostra, di forza. Questo è stato il seme che ha condotto a Weyward.”

Il mio parere su Weyward, Emilia Hart

L’anno non è ancora finito ma credo già che Weyward di Emilia Hart sia il più bel libro letto quest’anno e addirittura uno dei più affascinanti degli ultimi anni.

L’atmosfera, le donne protagoniste in tutto e per tutto, la natura infusa in ogni aspetto della storia, la magia che pervade, il potere antico dell’essere donna. Ogni singolo particolare contribuisce a fare di questo romanzo qualcosa di profondamente bello.
E vi dirò che l’anno non è ancora finito e io non ho ancora terminato le ultime pagine di Weyward. Perché so già che non riuscirò facilmente a staccarmene, che le sue tre protagoniste mi mancheranno già appena voltata l’ultima pagina.

Era stato quello spirito selvaggio a darci il nostro nome. Erano stati gli uomini a definirci così, in un’epoca in cui il linguaggio non era altro che un germoglio che spuntava dalla terra. Weyward, così ci avevano chiamato, quando non ci sottomettevamo, quando non ci piegavamo al loro volere. Ma avevamo imparato a portare il nostro nome con orgoglio.

Lento, particolarmente lento soprattutto quando a parlare è Altha, la ragazza accusata di stegoneria, Weyward va gustato a puntate, lasciando uno spazio temporale fra un capitolo e il successivo: è una lentezza fondamentale, servirà a ragionare, prendere coscienza e consapevolezza, sentire la natura che ci racconta e suggerisce ciò che accadrà.
Nel frattempo potrà andar bene un the alle erbe bevuto mentre fuori l’autunno cade lieve sugli alberi e i prati, magari un riposino avvolti in una coperta calda… Il periodo sarebbe perfetto, non fosse per le giornate ancora estive che questo autunno ci sta regalando, ma credetemi che appena immersi nella lettura sembrerà autunno anche a casa vostra, sentirete il vento soffiare forte e i corvi fare capolino alle finestre brinate 😁

Tornando seri, volendo approfondire la questione femminile, che in Weyward è, in un modo particolare, seriamente analizzata, credo che romanzi del genere dovrebbero essere letti e commentati più spesso, magari anche in contesti scolastici, perché no? Per imparare la consapevolezza, per migliorare una coscienza che a volte non esiste proprio, visti anche gli ultimi ennesimi eventi di violenza contro le donne.

In realtà era solo la campana di vetro che veniva sostituita da un altro tipo di gabbia. Una che Simon aveva costruito con il fascino e le lusinghe, opprimente e impalpabile come una ragnatela.

Donne considerate come oggetti da possedere, come trofei da collezionare. È un tema ancora troppo attuale, non credete? Le donne di Weyward, Altha, Violet, Kate, hanno questo potere, quello di essere diverse, insolite. Per questo sono considerate poco desiderabili, per questo “fanno paura”.

Leggetelo, fidatevi, e poi tornate qui, magari a parlarne insieme. Merita per le riflessioni profonde che suggerisce, merita per la forza che sa evocare, per l’energia che sentirete rinascere dentro di voi.
Buona lettura!

Weyward
Emilia Hart
Fazi, 2023, p. 404, €. 20,00

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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