Dolce come il cioccolato, Laura Esquivel

Mia nonna aveva una teoria molto interessante.
Diceva che, benché nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli, abbiamo bisogno di ossigeno e dell’aiuto di una candela.
Solo che in questo caso l’ossigeno deve provenire, per esempio, dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore e accendere il tal modo uno dei fiammiferi. Per un momento ci sentiremo abbagliati da una intensa emozione. Si produrrà dentro di noi un piacevole calore che con il passare del tempo si andrà affievolendo, lentamente, finché non sopraggiungerà una nuova esplosione a ravvivarlo.

Tita e Pedro sono giovani e innamorati. La loro è una di quelle passioni intense, totali, travolgenti, fatta di sguardi che bruciano e occhi che si abbassano per non rischiare di perdersi in quelli dell’altro.

Tita è nata tra le lacrime causate dalla cipolla. E’ cresciuta e vissuta in cucina, accudita dalla cuoca e nutrita dai gesti e dalle azioni (e dalla cura e dall’amore e dalla passione) che in una buona cucina devono esistere. Tita macina le fave di cacao, fa da sola le tavolette di cioccolato, sfoglia i petali di rosa e prepara pietanze irresistibili, aggiungendo ai normali ingredienti i suoi pensieri, le gioie, i dolori, le lacrime e la passione. E accade che magicamente i suoi piatti producono in chi li gusta le stesse sue sensazioni, passioni sensuali, perdita della ragione o lacrime di disperazione che siano. Come in un rito magico, i sentimenti prendono forma, gusto e sapore attraverso il cibo. E ci si trova, mentre si legge, a sentire il sapore di quella salsa di noci, macinata a mano, nel caldo della cucina.

Tita non può sposarsi con Pedro a causa di un’assurda e crudele tradizione di famiglia, che l’ha destinata al prendersi cura della madre finché questa sarà viva. Le regole di un certo ‘perbenismo’ tra famiglie altolocate la costringono comunque a convivere con Pedro, diventato suo cognato solo per stare vicino a lei. E allora l’amore che non può consumare, la castità a cui è costretta, suo malgrado, trasforma il cibo che prepara nell’unica fonte di gioia dei sensi: per lei stessa, per il nipotino, per il cognato, per le centinaia di commensali invitate alle feste di famiglia.

Passione e sensualità, ancor più che in un semplice romanzo che non tratti anche di cucina. Amore, crudeltà e tenerezza. La storia di come sia possibile amare attraverso quello che si cucina per gli altri. Tutto in dodici capitoli (che sono anche dodici ricette, raccontate per filo e per segno, nell’intreccio della storia) che rapiscono chi legge, fino alla svolta ed al finale a sorpresa.

DOLCE COME IL CIOCCOLATO
Laura Esquivel
Garzanti, 2008, p. 179, €. 9,90
ISBN-10: 8811681081
ISBN-13: 9788811681083

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polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

12 COMMENTS

  1. Altro che piaciuto… 🙂

    Ti dico solo che lo rileggo almeno una volta all’anno, e tutte le volte mi propongo di provare a ripetere la magia delle ricette che mi son rimaste nel cuore. Ma ogni volta capitolo, perché temo di non riuscire a riprodurre quell’atmosfera meravigliosa… 🙂

    • Ma l’atmosfera sei tu, e qualunque sia il risultato, l’amore è l’ingrediente magico… Cucinare per chi ami è una conquista recente per me, oramai irrinunciabile.

    • Quello che veramente conquista di questo libro è la capacità di farti immergere in una “realtà calma”, con tempi e ritmi per noi già da tempo sconosciuti: chi di noi si è mai messo a pestare le noci a mano (e spellarle una ad una!), con mortaio e pestello, per fare la salsa di noci? chi di noi ha mai macinato i semi di cacao per produrre da solo le tavolette di cioccolato?

      Non è solo il fatto di fermarsi e dedicarsi ad una cosa che apparentemente è una perdita di tempo: è il fermarsi e dedicarsi a preparare qualcosa per gli altri, con amore, con passione, con una concentrazione di pensieri e sentimenti che sono la magia vera dell’azione che si sta compiendo.

      E poi è emozionante il fatto di riuscire a costruire un’alchimia di sapori e sensazioni, usando ingredienti non solo ‘materiali’ ma anche ‘spirituali’. C’è un personaggio particolare, in questa storia: la vecchia nonna pellerossa di un medico, di cui vengono raccontate solo alcune storie… una ‘stregona’ che preparava pozioni in una casetta in fondo al cortile. Il suo spirito si aggira per tutto il libro, insieme a quello della tata, e lo si ‘sente’ anche prima che ci venga presentata…

      Ecco, io riconosco di essere un po’ ‘malata’ per questo genere di cose ma le giornate di Tita in cucina le trovo un atto di amore incredibile e anche commovente. E credo che la Esquivel volesse intendere proprio questo.

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