Il primo gesto, Marta Pastorino

Per la prima volta mi è arrivata una fitta dentro, la sensazione di aver perso quello che mi apparteneva, ne ho sentito la mancanza, i polmoni si sono svuotati, mi è mancato il fiato.

Scegliere di non essere madre.

Sceglierlo dopo aver dato molto di sé, con dolcezza e pazienza, ad una persona anziana e di averla curata, accudita, consolata, ascoltata, non per scelta ma per necessità.
Anna si trova volutamente sola, in una città che non conosce, lontana dalla famiglia da cui è fuggita, lontana dall’università che le piaceva tanto, abbandonata per un forte senso di colpa. Cerca un lavoro per mantenersi e quello che le capita è di fare la badante ad una signora anziana e cieca.
Anna ascolta in silenzio Maria, che racconta della sua vita, di suo nipote coccolato amato curato come un figlio. L’ascolta senza parlare, l’ascolta e medita su sé, sulle sue scelte, sulla sua vita, alla ricerca di se stessa e della sua origine.

Anna ha abbandonato la casa di paese, i genitori e il fratello contadini, lei unica della famiglia ad aver potuto studiare, lei un po’ viziata, lei che ha sempre preso senza pensare a quanto costasse quel suo prendere. Giovanni, il nipote di Maria, ha anche lui abbandonato la sua famiglia, chissà perché. Quando l’anziana donna muore, e lei abbandona suo figlio – concepito per sbaglio – nell’ospedale dove lo ha dato alla luce, Anna decide di cercare Giovanni, di capire perché sia fuggito, più per cercare se stessa che per altro.

Ha iniziato a parlare, camminando piano verso il centro della sala, come se riprendesse il filo di un discorso abbandonato da poco.
«Muovete il vostro corpo con leggerezza» ha detto fermandosi al centro, tra di noi

Non posso raccontarvela tutta, questa storia, dovrete leggerla con i vostri occhi e con la vostra pancia. Perché da lì partiranno tutte le emozioni: il linguaggio gelido e scarno dell’autrice vi aiuterà a mantenervi abbastanza distaccati dalle vicende, forse. Cercherete di capire cosa davvero vuole raccontare Marta Pastorino con questo romanzo: la rinuncia alla maternità? la storia di una ragazza dei giorni nostri, che apparentemente ha tutto e non sa apprezzarlo? La storia di Giovanni, abbastanza dietro le righe, abbastanza misterioso da non farci capire la sua vera essenza, ma così “scoperto”, ad un certo punto? La sensazione di estraneità, anche soprattutto verso se stessi e il proprio corpo? Quella mancanza, quella perdita del sentirsi? Vuole raccontare l’amore, di cui tutti abbiamo bisogno ma che non sempre riusciamo a dare?

Questa era la mia colpa. Io avevo rifiutato il bambino cresciuto nella mia pancia, non lo avevo voluto vedere, gli avevo negato il mio abbraccio, il primo gesto che l’essere umano riceve quando viene al mondo. Non mi meritavo più niente.

Forse riuscirete a rimanere distaccati.
Oppure vi sentirete completamente coinvolti e piangerete tutte le lacrime che Anna non riesce a versare, vorrete buttare le braccia al collo della famiglia straniera che l’accoglie senza chiederle niente, ringraziarli al posto suo, accarezzare la testa di Iulian, il bambino troppo piccolo per essere così maturo, vorrete tornare a casa per lei e urlare quello che non avete detto al momento giusto, nella vostra vita? O vi stupirete di non conoscere cosa sia la danza sensibile e correrete al pc per saperne di più. O capirete come quel gesto spontaneo, quel primo gesto, sia fondamentale per ogni essere vivente che viene al mondo e come e quanto “possa essere per qualcuno una conquista, possibile soltanto a costo di perdere tutto e di affrontare una a una le ombre del proprio passato”.

O invece, semplicemente, alla fine del libro chiuderete gli occhi, abbraccerete le vostre ginocchia e penserete a quanto certe storie – vere o inventate che siano – possano nascondere o portare allo scoperto piccoli pezzi di voi.

Il primo gesto
Marta Pastorino
Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri), 2013, pag. 185
ISBN: 9788804624660

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[credits: morguefile.com]

polepole
Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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