La storia che leggiamo in questo racconto può essere associata alla gran parte della società occidentale dei giorni nostri. Gli avvenimenti si sviluppano in una data non ben precisata del secolo scorso, dopo che i confederati hanno vinto la guerra di Secessione USA e hanno instaurato la schiavitù come forma sociale (è questo che significa ucronico o allostorico, un genere narrativo che si basa sulla premessa che la storia abbia seguito una strada diversa da quella che conosciamo noi dai libri)
Madre e figlio di colore arrivano in un paesino italiano per potersi salvare, e vengono aiutati da un sacerdote. Il giovane viene introdotto nella scuola del paese e affiancato al protagonista Guglielmo, giovane disabile sulla sedia a rotelle, che dovrà fargli da tutor. Dopo i primi momenti di diffidenza il rapporto si svilupperà in maniera profonda. Dice Guglielmo del primo incontro:
Lo notai subito-come avrebbe potuto essere altrimenti?-, proprio come lui notò me. E’ difficile passare inosservati quando si è bloccati su una sedia a rotelle.
Abrahm, lo straniero di colore, deve imparare tutto, soprattuto a comunicare a a farsi accettare, e l’interazione con i coetanei e con il resto degli abitanti non è per nulla facile. Diventa difficile anche il rapporto di Guglielmo con chi fino a quel momento gli era amico, anzi lo trattava con riguardo. “Era odioso, ci avevano messo in un banco a parte, mentre la maestra continuava a fare lezione agli altri bambini. Mi avevano separato dai miei amici: per la prima volta mi sentii diverso, davvero diverso.” Esiste quindi uno scambio nelle posizione che, seppur in modo negativo, da privilegiata diventa figure di secondo piano e malvista. Si apre tutto un modo di vedere la diversità, possono essere letti diversi punti di vista riguardo le minoranze e la difficoltà di integrazione.
L’argomento fondante del racconto, che in gran parte è quello della schiavitù (passata e attuale) e della dipendenza personale da altri, vie e affrontato in maniera più approfondita nella seconda parte; il rapporto tra i due ragazzi si intensifica, l’amicizia aumenta anche grazie alla presenza di un cucciolo di cane; italiano e straniero interagiscono, si conoscono, sono curiosi delle abitudini dell’altro. La morbosa volontà di conoscere il modo di vita negata vissuta negli Stati Uniti dal suo compagno, fa giungere Guglielmo alla penosa consapevolezza che l’amico straniero, occupandosi di lui e dipendendo da lui sotto l’aspetto culturale, sia inesorabilmente ritornato alla condizione iniziale da cui era scappato
In pochi giorni mi era diventato indispensabile, lui era le mie gambe e le mie braccia, mi obbediva con naturalezza, senza che mai dovessi dare ordini. Ne fui sgomento, anche se non ne capivo appieno la ragione.
Per una serie di motivi, l’equilibrio precario che la famiglia di rifugiati aveva vissuto fino a quel momento, viene rotto; la donna è licenziata e Abrahm allontanato da scuola. Guglielmo nella sua giovane età non comprende fino in fondo quali sono le motivazioni vere per cui una donna e un bambino innocenti possano diventare il capro espiatorio di una situazione ingestibile. Nonostante tutto è costretto ad ubbidire ai grandi, non avendo la forza di opporsi, e abbandonando il suo amico ad un destino sconosciuto. Riesce però a trovare le parole durante l’ultimo incontro, per donare un po’ di coraggio al compagno fuggitivo: lo esorta a non arrendersi, a continuare a lottare, perché gli errori non sono i suoi ma di tutta l’altra gente. Solo parole, il resto delle azioni non è alla portata di un ragazzino in sedia a rotelle.
Con un’ultima scena finale, dove sono passati quarant’anni, l’autore ci fa vedere in una televisione di un bar un leader nero che si chiama Abrahm Lincoln che parla alle Nazioni Unite dei diritti universali e un adulto su una sedia a rotelle che, in mezzo agli insulti e allo scherno del pubblico, nemmeno questa volta ha la forza per reagire.
Mi è sembrato un bel racconto, denso di spunti di discussione, qualche volta forse troppo accalcati gli uni agli altri. Di certo una storia originale, da leggere per riflettere.
L’autore: Stefano Pastor
Stefano Pastor è nato a Ventimiglia nel 1958. Dopo vent’anni passati nel commercio di musica e film, da poco più di tre anni ha deciso di dedicarsi alla scrittura. Le sue storie spaziano tra i generi più disparati, ma ha una predilezione per il fantastico puro, senza una precisa inquadratura. Ha pubblicato: Ritorno a Ventimiglia (Zona, maggio 2010), L’intervista (Montag, novembre 2010), Creature (CIESSE, dicembre 2010), La Correzione(CIESSE, dicembre 2010), Morte (CIESSE, febbraio 2011), La Prigione(Zerounoundici, marzo 2011), Favole della Mezzanotte (CIESSE, maggio 2011), Uno (Zerounoundici, settembre 2011), Cam (CIESSE, novembre 2011) e Ragnatela di Cristallo (Linee Infinite, dicembre 2011).
Bianco e Nero
Stefano Pastor
Edizioni Graphe
ISBN 978-88-97010-20-3
eBook in formato epub
2012 | euro 2,99