Caterina Falchi : Zillur

Quando ci siamo messe a parlare di Cieli uguali abbiamo pensato di chiedere un contributo a tutte le nostre amiche creative e chi meglio di Caterina Falchi per raccontarci l’Italia dal punto di vista di un bambino immigrato

 

Zillur ha otto anni ed è nato in un villaggio del Bangladesh.

E’ arrivato in Italia tre anni fa dopo un lunghissimo viaggio in compagnia di mamma e papà.
Ricorda poco del viaggio Zillur.
Sa soltanto che è stato un viaggio molto molto lungo e sa che i paesaggi ai quali era abituato non ci sono più.
Ricorda lo sguardo di felicità e di speranza negli occhi del suo papà.
In questo nuovo paese avrebbero trovato un buon lavoro per papà e una casa nuova tutta per loro.
Zillur sarebbe andato a scuola e avrebbe avuto un sacco di amici nuovi con i quali giocare.
Ma a tre anni da quel viaggio le cose non sono andate proprio così.
Innanzitutto non hanno trovato una casa tutta per loro.
Abitano in un posto che viene chiamato città.
E’un posto molto grande dove ci sono tantissime case che si chiamano palazzi e dentro i palazzi ci sono delle case più piccole che si chiamano appartamenti.
Ecco, sì, Zillur abita in un appartamento.
Zillur e i suoi genitori non abitano da soli ma dividono il loro spazio con altre persone che Zillur non conosce.
Dormono tutti e tre in una stanza e dividono il bagno con gli altri inquilini.
A Zillur questo non piace perché a volte trova il bagno sporco e in disordine.
Papà ha trovato un lavoro ma dice che non è molto buono. E’ un lavoro pericoloso per la salute. Quando torna a casa papà odora di vernice e di notte tossisce un po’.
Lo stipendio di papà è sufficiente a pagare l’affitto del loro spazio nell’appartamento e la loro parte di bollette ma non permette ai genitori di Zillur di mettere da parte qualche soldo per tornare un giorno a casa nel Bangladesh.

Eppure non è questo che gli aveva promesso papà.

Papà lavora tanto. Esce di casa prima che Zillur si svegli per andare a scuola e torna all’ora di cena.
Mamma, papà e Zillur cenano insieme, poi papà va subito a dormire mentre mamma riassetta la cucina e Zillur finisce i compiti per il giorno dopo.
Non hanno tanti amici e questa è un’altra promessa non mantenuta.
Nella città in cui abitano vengono guardati in maniera strana, diversa.
Nei giornali locali si legge spesso di proteste da parte dei cittadini nei confronti delle persone venute da lontano e Zillur non capisce il perché.
Zillur ha imparato delle parole nuove che sente spesso.

Sono parole difficili da pronunciare come tolleranza, accettazione, immigrato.

Anche un signore vestito di bianco che compariva alla televisione una volta la settimana le pronuncia, devono essere delle parole importanti.
Questo signore parla di queste cose dalla terrazza di un grande palazzo che da su una grande piazza e quando lo fa tantissime persone lo stanno ad ascoltare ed applaudire.
Evidentemente sono d’accordo con lui e Zillur non riesce a capire come mai dove abitava lui le cose sono diverse.

rainbow-heart-children-ai-10302791
A scuola le cose non vanno meglio.
Solo con alcuni compagni Zillur sta bene, mentre altri compagni non gli parlano mai e non lo invitano mai a giocare con loro, e neanche alle loro feste di compleanno.

Eppure papà gli aveva promesso che avrebbe avuto tanti amici.

Durante la ricreazione Zillur vuole giocare ai giochi che vede fare ai suoi compagni ma molte volte viene escluso dal gruppo e viene additato come puzzolente.
Gli dicono che sa di cipolla.
«Che strano» pensa Zillur «è vero che mamma mette la cipolla un po’ dappertutto, ma se gli altri dicono che io puzzo di cipolla a me sembra che loro puzzino di sugo al pomodoro. Ma a me mica da fastidio».
Alcuni compagni gli dicono che è scuro, che si deve lavare.
Zillur il bagno lo fa tutti i giorni ma la sua pelle rimane sempre di quel colore.
Dopo la scuola, quando arriva a casa, Zillur chiede spesso alla mamma perché alcuni compagni di classe lo trattano così.

«Perché mi trattano così?» dice «in fin dei conti io sono come loro, ho due gambe, due braccia, due occhi, un naso. Sono un bambino come loro, cos’ho che non va?».

Zillur fa alla mamma un sacco di domande alle quali la povera donna non sa rispondere.
L’unica cosa che è in grado di fare è di abbracciarlo forte forte e tenerlo stretto a sé.
Zillur sta bene nell’abbraccio di mamma, una mamma che sa di curry, coriandolo e sandalo; un paio di volte Zillur aveva creduto di vedere una lacrima negli occhi neri di mamma ma forse si sbagliava.
Non riuscendo ad avere una risposta da mamma un giorno Zillur decide di chiedere le stesse cose alla maestra.
La maestra di Zillur è una donna simpaticissima e bravissima.
Riesce a far stare buoni e zitti venticinque bambini in un battibaleno e ha sempre una riposta a tutte le domande che le vengono poste.
Così un giorno durante la ricreazione Zillur si fa coraggio e si avvicina a lei.

«Perché alcuni dei miei compagni non vogliono giocare con me? Ridono di me e mi dicono che puzzo di cipolla. Cos’ho che non va? Se io puzzo di cipolla loro puzzano di sugo al pomodoro e qualche volta anche di fumo di sigaretta. Io ho due gambe, due braccia, due occhi come loro, sono un bambino come loro. Mi dicono che ho la pelle scura, ma anche loro diventano scuri durante le vacanze estive… non capisco, ho chiesto il perché a mamma ma non sa cosa rispondermi, ho paura di essere sbagliato».

La maestra guarda Zillur intensamente, stupita da questo monologo improvviso e si fa seria seria.
«Vedi Zillur» gli dice facendolo sedere vicino a lei «quello che tu dici è vero e soprattutto è giusto. E’ vero che siete, che siamo tutti uguali e che nessuno dovrebbe mai evitare un altro soltanto perché ha la pelle di un altro colore o perché mangia delle cose diverse. Sai, purtroppo moltissime volte le persone parlano senza pensare, senza ragionare, senza comprendere bene le cose. Giudicano gli altri soltanto per sentito dire senza voler conoscere la realtà delle cose. Le mamme ed i papà dovrebbero insegnare ai bimbi delle cose belle, dovrebbero insegnare loro che siamo tutti uguali e che le persone che cercano fortuna in un paese straniero e che lavorano onestamente meritano ancora più attenzione e rispetto. Alcuni genitori per fortuna lo fanno ma purtroppo molti altri no, presi come sono dalla paura che queste persone possano portar via loro chissà quali privilegi. Viviamo in un mondo dove a volte il fastidio per il prossimo diverso è più forte dell’amore.
Ma non disperare Zillur, non tutti i bambini e i genitori sono così. Sarebbe bello se potessero cambiare tutti idea e noi lavoriamo ogni giorno affinchè questo accada. Sono sicura che ce la faremo anche se non sarà facile. Tu resta quello che sei Zillur, non lasciare che il tuo cuore diventi triste per queste cose, sei un bambino speciale che ha conosciuto il dolore di dover lasciare il tuo paese e tutte le tue cose mentre qui da noi molti tuoi compagni hanno anche più di quanto abbiano in realtà bisogno»

«E quindi, cosa posso fare io?» chiede il bimbo incuriosito.

«Purtroppo non puoi fare molto, la sensibilità e l’altruismo al giorno d’oggi sono cose sempre più difficili da trovare nelle persone. Non intristirti se alcuni tuoi compagni ti evitano, è un problema loro, non sei tu e soprattutto non è colpa tua.
Tu sii sereno e se c’è qualcosa che non va vieni da me, vedrai che tutto si sistemerà. Forza ora, la ricreazione è finita, dammi un bell’abbraccio e ricominciamo le lezioni».

Zillur ha capito, ha capito che non è lui la persona sbagliata, che la sua pelle ha un colore bellissimo anche se non è chiara come quella di qualche suo compagno. 

 

Ha capito che ci vorrà del tempo ed è sicuro che presto troverà tanti amici come ha promesso papà.

 

Foto : telegraph.co.uk

Elisa
over quaranta, mamma, geometra e creativa con una fresca passione per il web e una vecchia passione per i libri in tutte le forme sia cartacea che digitale

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here