
“Tutte le luci sono accese, ma io sono rimasta al buio in casa di mia madre. Una casa in mezzo al giardino, che è di tutti.
Mio padre ereditò questo terreno, che all’epoca era un luogo remoto accanto alla città, da suo padre, un emigrante italiano arrivato in Messico alla ime dell’Ottocento. Sarebbe potuto finire nel baratro dei debiti se mia madre non vi si fosse aggrappata.
A mio padre toccò la guerra, e il matrimonio come l’unica conclusione possibile di quel sogno di orrori: una tregua. L’ardua pace che lui sintetizzava così: “In chiesa ti legano una spugna alla schiena. Il prete dice che bisognerà portare addosso quel carico per tutta la vita con serenità e allegria.”
Angeles Mastretta ci fa conoscere i suoi ricordi più preziosi. E’ la figlia di una bella donna e di un padre malinconico e silenzioso, che riusciva comunque a farla sorridere come nessun altro.
La scrittrice ricorda le “piccole cose” che occupano un posto importante nel suo cuore, i ricordi più cari, come ad esempio la mamma seduta in giardino che parla con la sorella, la zia Alicia.
Lei e la sorella vestite come bambole prima di una foto presso lo studio fotografico.
La Pasqua con le uova di cioccolato nascoste nel giardino.
Il padre, un uomo misterioso, tornato dalla seconda guerra mondiale, combattuta in Italia, di cui non raccontava mai nulla, che tenne per sé tutto l’orrore.
Angeles va in Italia dopo la morte dei suoi cari, alla ricerca delle sue radici, pensando che dietro al silenzio, ci possa essere un grande segreto.
Un libro a volte difficile da capire, che in alcuni punti ho faticato a leggere e non nego di aver pensato varie volte di non finirlo.
“Ognuno ha il suo romanzo, se lo porta sulle spalle, lo intesse tutti i giorni. E, a volte, vi ricama il passaggio dei suoi antenati come se fosse il proprio.”
Buona lettura.
L’emozione delle cose
Angeles Mastretta
Giunti, 2013, p. 255, € 11,90
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